Questa mattina sembrava uguale
a tutte le altre e invece aveva in serbo per me un’idea illuminante.
Solito tragitto casa-lavoro,
solita calca di gente, solita puzza ambulante. D'improvviso, una faccina nuova
ha cambiato la mia giornata.
Quando l’ho vista salire sul
bus ho provato un moto di gioia, di piacere, di serenità. Ed è stato in quel
momento che ho deciso “Lei dovrà essere una mia amica”. Per forza di cose e per
come stanno andando questi mesi, devo iniziare ad abituarmi all’idea e
soprattutto a farmela piacere (l'idea). Mi ha guardato con quei suoi
occhialetti bifocali, mi ha accennato un sorriso e mi ha chiesto: “Scendi alla
prossima?”. Io, sfoggiando un sorriso da bambina innocente, le dico: “No
grazie, stia pure”.
Indossava un abito blu cobalto
quasi carta di zucchero (a me non starebbe male, in fondo… risalterebbero gli
occhi scuri e la pelle olivastra), aveva le gambe coperte (addio ceretta) e i
capelli nascosti (addio tinte, tagli e lavaggi frequenti). Mi ha conquistato, insomma.
Ma il momento topico l’ha
raggiunto quando mi ha chiesto: “Che cosa ascolti?”. Io, imbarazzata, le rispondo:
“Kasabian, li conosce?”, lei: “Mmm, no”. Io: “Mi caricano un sacco”. Lei: “Wow,
li cercherò”. E mi sorride di nuovo.
Siamo state amiche per poco,
anzi per pochissimo. Lei, una suorina vecchina, bellissima e delicatissima. Le
ho voluto bene.
Purtroppo è scesa prima che le potessi chiedere il numero di telefono, mi ha salutato e mi ha detto: “Sei
bella, lo sai?”. Io: “Grazie, sì, forse lo so”. Lei ha sbattuto leggermente le
palpebre quasi a volermi dire “Brava bambina”.
Beh, se le cose dovessero andare ancora così, un ripiego ce l’ho già.
Sophie
Nessun commento:
Posta un commento