“Hey dolcezza, ricordi perché hai fatto l'annuale? Hai una reputazione da difendere". E per reputazione s'intende quell'affarino o affarone o affare che teniamo attaccato alla schiena. E così, ieri mattina, con l’immagine conficcata in testa, predispongo la mia insalata da portare in ufficio. Cosa preparo? Carote, cetrioli e patate lesse della cena di ieri sera o lattuga, pomodori e mozzarella? Opto per la prima, è già tutto pronto e non devo sbattermi inutilmente.
Proferisco le seguenti parole: questa è la giornata giusta per iniziare. Sì, è proprio lei, lo sento.
Inizio un conteggio forfettario di calorie da quando metto i piedi per terra: ingresso in doccia e sfregamento energico di ginocchia e gomiti per un totale di 5 calorie; impegno intellettuale nella scelta della mise e inserimento della stessa: 2; capelli, trucco e pressione dell’indice sulla boccetta del profumo: 4; uscita di casa e raggiungimento del posto di lavoro: 30.
Arrivo all’ora di pranzo senza troppi traumi. Mi sento leggera, soddisfatta, mi convinco sempre di più che ormai è fatta. Nel pomeriggio inizio ad accusare qualche mancanza, ma devo resistere. L’estate è alle porte e non posso certo permettermi ansie e pentimenti. Rientro a casa da lavoro, preparo la cena fatta solo di proteine e un pizzico di carboidrato. Sono fiera, me lo ripeto, sono tanto fiera.
Ad un certo punto, un fulmine colpisce la mia serenità: “Sophie, ma cos'era quel Twix che hai trangugiato dal supermercato a casa? Chi te lo ha messo in mano?”.
Tutte le certezze iniziano a sgretolarsi, mi sento in colpa, ho sbagliato, non dovevo. Non ce l’ho fatta neanche oggi. Il panico mi pervade ma, tranquille, il momento di smarrimento dura solo 5 sparuti secondi. In preda a strascichi di tristezza, ho bisogno di consolazione. Scelgo svelta un film, uno di quelli seri, uno di quelli in cui la lacrima deve star lì lì per scendere ma non lo fa se non alla fine, e attingo alla mia scorta di gelato alla crema con praline al cioccolato. Affondo il cucchiaino nel barattolo fino a quando inizia a nausearmi.
Soddisfatta del film e della scorpacciata di gelato, inizia il mio momento di riflessione: ma è solo marzo! Da qui ad agosto mancano ancora cinque lunghissimi mesi. L’annuale in palestra non scappa, la voglia prima o poi arriverà, e se a luglio starò ancora qui a cincischiare, farò la dieta del gelato: sette chili in sette giorni. Ma solo gelato, lo giuro. E poi, come dice mia nonna, in estate la fame passa.
Sophie
Ps. Per questa sera ho già pronto un tubo di Ringo al cioccolato.
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