Doveva
essere un fine settimana all’insegna del buonumore e del riposo. E invece,
tutto si è trasformato in una stupida presa di posizione che ha rischiato di
rovinare la “cosa” cui tengo di più. Tutto per colpa di una tempistica
sbagliata, di una comunicazione che doveva arrivare nell’esatto istante in cui
avevo deciso che sarebbe dovuta arrivare. Né un attimo prima, né uno dopo. E
invece di riflettere e capire le sue ragioni (dimenticavo, si tratta del mio
fidanzato), ho iniziato a urlare parole senza senso, a sbattergli in faccia le
mie ragioni prive di logica, a offenderlo senza fondamento. Gli ho anche sferrato
un calcio sulla tibia (ovviamente sono ancora dolorante) e ho anche aperto una
bottiglia d’acqua e ho cercato (l’ho fatto, purtroppo!) di annaffiarlo. Una
pazza scatenata in preda ad una crisi di nervi.
Ho
pianto, urlato, messo tutto in discussione, ho fatto pace, ho ri-litigato, ho
urlato più forte che prima e pianto con ancora più lacrime. Poi, però, in preda
a quella paura infantile di perdere le redini della situazione, ho cercato di
fare un passo indietro, dimenticando che le parole vomitate d’istinto, per
quanto non realmente credute, sarebbero rimaste lì. Ferme.
Allora,
ho cercato di ricucire lo strappo, ma l’orgoglio era ancora in circolo. Poi la
frase: “Per me questa storia è finita qui”. Di colpo, i piedi son tornati per
terra, la bocca si è serrata, gli occhi hanno iniziato a tremare e il cuore avrebbe
voluto urlare: “Fermati. Ti prego, fermati. Ogni singola parte di me ti ama e
non vorrebbe mai aver pronunciato una singola parola”. Quella frase è riuscita
a tritare il mio orgoglio e tutto mi è sembrato stupido, inutile, esagerato.
Ricordate “Chiedimi
se sono felice” di Aldo, Giovanni e Giacomo? A un certo punto del film, Aldo
dice: “Avete presente la teoria del
piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete una pallina su un piano inclinato,
la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione,
inizia a correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per
fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase
qualsiasi a fermare il corso delle cose”.
Non
so voi, ma io molte volte non riesco a mantenere la lucidità, la calma
necessaria per affrontare razionalmente le situazioni che mi si presentano
davanti. Il sangue invade anche i capillari più invisibili del cervello, la
vista si annebbia e le orecchie improvvisamente si tappano. Si vomitano parole,
una dietro l’altra, una scollegata dall’altra e l’obiettivo resta solo quello
di ferire. Poi, magari, le scuse arrivano, pur riconoscendo a distanza e con
una mente fredda che non sarebbero state necessarie, ma, in quel caso, mi
attacco alla, seppur piccola, possibilità che non potrebbero essere sincere.
Nella
vita succede spesso che da un primo evento, molto spesso banale, ne
scaturiscano tanti altri, uno peggiore dell’altro. Alla fine si perde il
buonsenso, la volontà di trovare una soluzione e di chiarirsi e molto spesso,
quando abbiamo contezza di quello che è accaduto, vorremmo con tutte noi stesse
tornare indietro. A volte è possibile, molte altre no. Per fortuna, nel mio
caso, l’emergenza è rientrata. In fondo, se sta con me, con i miei mille
difetti, i miei modi non troppo ortodossi e le mie mille paturnie, un motivo ci
sarà.
Sophie
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