Ieri sera, dopo aver fissato per buoni dieci minuti un film,
mi sono accorta che la tv era senza volume. Eppure, caso strano, io di voci ne
sentivo tantissime. Un tale vocio che mi ha tenuto con gli occhi sbarrati e la
mente lontana anni luce.
Vi fermo subito: non ho bisogno di un neurologo né tantomeno
di uno che ne capisce. Sono sana come un pesce, anzi pesciolino, e le voci sono
da attribuire ai miei mille pensieri.
Sapete, tutte le mattine, puntuale come un neonato che
reclama la sua poppata io ricevo una mail. Non si tratta del servizio meteo,
non si tratta dell’ultima ricerca dell’Università di Stanford e non si tratta neanche
della newsletter di Fashionmag.
Con gli occhi ancora socchiusi, anzi chiusi, allungo il
braccio e con la mano inizio a tastare il comodino alla ricerca del mio
telefono. Tutte le mattine rischia il funerale perché le possibilità che io lo schianti
al suolo sono altissime.
Io lo so che quella mail è lì. Lo so. Lo so che qualunque
cosa succedesse durante la notte io la mattina, inconsapevole di tutto, la
troverei sempre e comunque. Fino a un po' di tempo fa, era preceduta da una descrizione in oggetto, da qualche
giorno non ho, invece, neanche un’anticipazione. E la cosa mi intriga ancora di più.
Le parole sono semplici, non sono ricercate, sono poche e sono
belle. E sono così belle perché sono scritte senza filtro, senza l’intenzione
di stupire, senza la volontà di nascondersi. Sono vere, sono sincere, sono
piccole piccole.
E a me quelle parole piacciono tanto. Così tanto che da
qualche settimana a questa parte non ne potrei più fare a meno. E alla luce dei
fatti, poiché non capisco ancora come sia possibile tutto questo, accetto gli
eventi, abbasso le barriere ed elimino le inutili riserve.
Sophie
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