BloodandChampagne


martedì 21 gennaio 2014

Il primo appuntamento della mattina

giovedì 9 gennaio 2014

Dei piccoli desideri non sappiamo più che farcene

mercoledì 1 gennaio 2014

Anno nuovo, vita… nuovissima!

giovedì 26 dicembre 2013

Babbo Natale, c'hai preso!

domenica 15 dicembre 2013

Nulla è come sembra, cara Sophie!

giovedì 12 dicembre 2013

Incontri felici

venerdì 6 dicembre 2013

Caro Babbo Natale...

mercoledì 4 dicembre 2013

Auguri princess!

giovedì 28 novembre 2013

Stammi bene... No.

martedì 26 novembre 2013

Dieci anni di tempo

domenica 17 novembre 2013

Una grande storia d’amore

lunedì 11 novembre 2013

Sven, accontentati di questo post!

mercoledì 6 novembre 2013

Anche io come Bartleboom

venerdì 1 novembre 2013

Happy Bday Ivi!

Le lettere d’amore non si scrivono solo agli amanti ma a tutti coloro che ne meritano una. E tu, la meriti! 

Pensavo di tenere queste poche righe riservate ma poi mi sono detta che i sentimenti belli vanno condivisi. 

Sei bella ma non solo perché sei bionda e hai gli occhi chiari. Tu sei bella perché ci sei e ci sei anche quando non puoi. Anche quando i pensieri che hai ti richiederebbero di non avere quelli degli altri, i miei.

Oggi è il tuo compleanno e mi sarebbe piaciuto essere con te, anche solo qualche momento per guardarti negli occhi e ringraziarti. Ma tu capisci sempre tutto e io sono solo triste di non averti avuto accanto molto prima. Ma non pensiamo al passato e neanche al futuro, oggi ci sei e questo mi basta.



Ti auguro il meglio che la vita possa donarti e spero di poter esserti vicina nel bello e nel cattivo tempo.

Adesso scappo, ho ancora i capelli bagnati e mi stanno aspettando. Chissà che oggi davanti a una vetrina di Miù Miù non ci scappi qualcosa. Per te, per te!


Sophie

mercoledì 30 ottobre 2013

Veramente?

Ricordate Sophie della scorsa primavera? Ha sempre la stessa faccia, gli stessi occhi neri, la stessa voglia di sorridere ma non ha più lo stesso cuore. 

Eh sì, mie care lettrici e maschietti in incognito, le storie finiscono. E come finiscono quelle degli altri, è finita anche la mia. Gli amici veri saranno dispiaciuti, altri godranno dei miei insuccessi, altri ancora diranno: “Ma era ovvio, troppo testardi tutti e due”, “Ma ti pare? Ma l’hai vista lei? Troppo bella”, “Non mi stupisce, quella pensa ancora al suo ex”. Bla, bla, bla.

Ma un grande esercito d’amore è pronto a scendere in campo con un solo cenno del mio sopracciglio. E questa volta, nessuna disperazione, nessun passo affrettato e piuttosto la domanda: Ma ne valeva davvero la pena?


Non si tratta del gusto amaro di una sconfitta quanto, invece, la convinzione, oggi più di ieri e meno di domani, che in amore si lotta, si conquista, si sta in silenzio, si depongono le armi, si sbaglia e si torna indietro. 

E siccome io sono innamorata dell’amore, ma così perdutamente innamorata del dolce batticuore, del vuoto allo stomaco, delle ore al telefono, delle frasi “Non ho mai conosciuto una persona come te”, mi rimetto in pista e cerco di non colorare i miei occhietti di rosso.

Ora che si fa? Si fa, si fa… Si ricomincia da un bel servizio fotografico. E chi me lo doveva dire? E poi stasera ho quell’appuntamento, domani sera quell’altro, venerdì rivedrò un vecchio amico, sabato… sabato… Cavolo, impegni fino alla prossima settimana.

Come canta Nina Zilli, L’amore verrà.


E poi tutto potrebbe cambiare, tornare, ripartire, sparire.

Sophie


domenica 27 ottobre 2013

Amore

L’amore è stare in silenzio quando tutto intorno urla. L’amore ti strega, ti sveglia nella notte e ti consola. Ti fa ridere tra gli sconosciuti. Ti fa tremare forte il cuore e l’anima.

L’amore ti fa ingoiare le ingiustizie, ti dà le risposte che nessuno saprà mai fornirti. L’amore vero non chiede nulla per se, dà. E dà più di quello che possiede.

L’amore è presuntuoso, è arrogante, è egoista. L’amore ha la pretesa di essere perfetto. E l’unico istante in cui è perfetto è quando risolve i contrasti, i conflitti, i problemi. Quando dissolve i dubbi, quando annienta le convinzioni, quando distrugge i personalismi. È perfetto quando sta al centro, quando permette a due schiene arrabbiate e deluse di voltarsi e ritrovarsi come la prima volta.




L’amore vero non prevede fallimenti, non prevede insuccessi. L’amore vero vede. Ti prende per mano e ti dice: “Passerà, ma non tirarti indietro. Non avere paura. Lotta fino a quando pensi che ci possa essere anche solo una briciola di possibilità”. L’amore ti mette in gioco, ti dà obiettivi irraggiungibili, ti chiede di lottare.

L’amore ti fa toccare il cielo e con la stessa forza ti sbatte al suolo. L’amore fa male, ti fa piangere, ti fa soffrire. Ti mette davanti a scelte difficili, ti mette in discussione. Ti fa vacillare.

L’amore non ha distanze, non ha luogo, non ha limiti. L’amore è droga per due amanti, è acqua nel fuoco, è gioia nel dolore.

È leggerezza, è bellezza, è sorriso.

L’amore vuole solo amore.
Sophie


lunedì 21 ottobre 2013

Fermo gioco

“Ho dipinto un quadro e gliel’ho mandato”, “L’ho bloccato su Facebook così non mi parte l’embolo guardando le sue foto”, “Sono andata con un altro e mi è sembrato di stare con lui”, “Deve pensare che io sia morta”.

Stop. Fermo gioco. Ricapitoliamo. Allora, ottobre pazzerello ha decimato gli uomini delle mie amiche. Incredibile da crederci ma il mio telefono sembra quello di un call center. Da un paio di giorni storie, atteggiamenti, tattiche assurde. Ieri sera dovevo accompagnare una sventurata a casa della nonna dell’ex fidanzato. Il momento è stato tragicomico, ha esordito dicendo: “Andiamo a Prima Porta (per motivi di privacy, soprattutto perché mi legge, ho inventato la location) a fare un giro?”. Io: “Ma in un locale?”. Lei: “No a casa della nonna di X”.

Ma ci rendiamo conto dello stato di follia in cui una donna precipita quando un uomo la molla? Di pochi istanti fa l’altra sventurata che mi ha detto: “L’ho bloccato su WhatsApp, ora tolgo pure la data e l’ora dell’ultima visita perché trascorro tutto il tempo col telefono in mano”.

Hey, ma dov’è la forza che abbiamo decantato nei momenti di felicità? Dove i consigli che abbiamo dato alle nostre amiche disperate? Dov’è quella voglia infinita di stare bene?

Succede, come succedono mille cose sbagliate sotto il cielo stellato di questa sera. Vorremmo che tutto andasse per il verso giusto e invece spesso dobbiamo fare i conti con la realtà che non è sempre rosea. Dobbiamo modificare l’atteggiamento per cui un uomo riesca a condizionare le nostre giornate, il nostro umore, il nostro lavoro, la nostra vita. Una relazione deve farci stare bene, deve darci quel quid in più rispetto a uno status da single.

E tra un uomo e una donna, tra un uomo e un uomo, tra una donna e una donna, deve esserci amore, un amore puro. Un amore altruista, un amore che non scappa davanti ai problemi, alle difficoltà. Un amore coraggioso, che non teme di fare errori. E se questo non accade, non è più un problema nostro. Smettiamola di darci colpe che non abbiamo, piuttosto ritroviamo quella forza bruta che ci fa dire: tu non mi fai del male.

Accadrà che una mattina apriremo gli occhi e la pressione allo stomaco sarà sparita, lasciando posto a noi, alla voglia di ripartire, di ricominciare. E questo succede, perché è la vita che chiede di vivere.



Nel frattempo, però, datevi al rap americano, alla preparazione della maratona di New York, all’organizzazione di una cena di beneficenza (anzi un’intera serie di cene in posti diversi).

Ultimo consiglio, fatevi lasciare una lettera di referenze, così la prossima volta, al primo appuntamento, vi presenterete con quella. Ma mute. Così se non gli piace quello che ha letto, non avrete neanche sprecato fiato.


Sophie


venerdì 4 ottobre 2013

La persona sbagliata

"Non esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perché la persona giusta fa tutto giusto, arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le cose giuste, ma non abbiamo sempre bisogno delle cose giuste. La persona sbagliata ti fa perdere la testa, fare pazzie, scappare il tempo, morire d'amore. 

Verrà il giorno in cui la persona sbagliata non ti cercherà e sarà proprio in quel momento in cui vi incontrerete che il vostro donarsi l'un l'altra sarà più vero. La persona sbagliata è, in realtà, quello che la gente definisce una persona giusta. Quella persona ti farà piangere, ma un'ora dopo ti asciugherà le lacrime. 

Quella persona ti farà perdere il sonno, ma ti darà in cambio una notte d'amore indimenticabile. Quella persona forse ti ferisce e dopo ti riempie di gentilezze chiedendo il tuo perdono. Quella persona potrà anche non essere sempre al tuo fianco ma ti penserà. 



È bene che ci sia una persona sbagliata per ognuno di noi perché la vita non è sicura, niente qui è sicuro, quello che è sicuro è che dobbiamo vivere ogni momento, ogni secondo, amando, sorridendo, piangendo, emozionando, pensando, agendo, desiderando".

Luis Fernando Verissimo

Si è trattato solo di un piccolo pensiero che ho voluto condividere con voi, romantiche amiche!
Sophie

venerdì 13 settembre 2013


Giorni: 103. Ore totali: 2472.

Ben trovate tutte!

Siete pronte? Cariche? Sulla cresta dell'onda? Felici di essere tornate a lavoro? Io no. Ho concluso la seconda settimana e non sono ancora riuscita a dimenticare i bagni al mare, gli aperitivi al tramonto, le serate con gli amici, i pranzi e le cene da matrimonio. Ma sa dda ffà e quando il dovere chiama... dobbiamo? Rispondere!

Estate strepitosa e piena di tutto: amore, amici, famiglia e tantissime occasioni rilassanti. Ho conosciuto tanta gente simpatica, ho frequentato posti nuovi e sono stata bene.

Ricordate gli addominali scolpiti di Raoul Bova in Piccolo Grande Amore? Tutte le mattine mi recavo al mare, stendevo il mio telo sulla sabbia, occhiali scuri, veloce scrutata dei vicini di ombrellone e rimanevo in attesa di un avvenente omaccione per allietare l'anima e lo spirito. Ma niente di niente. Sarà colpa della zona ricca di eccellenze enogastronomiche! Il massimo è stato il mio fidanzato con le sue gare di apnea ed io con il cronometro. Grande tristezza!




A parte tutto, oggi è venerdì e il mio obiettivo l'ho fissato da quando ho rimesso piede in ufficio: vacanze di Natale venite presto a me! E per calarmi perfettamente nella parte, ho preso un calendario e ho iniziato a depennare i giorni che mancano al raggiungimento dell'obiettivo: 103. Ore totali: 2472. Oggi, venerdì 13 settembre (sciagura!) non è compreso.

Countdown cominciato.

Grande affetto, baci a profusione.

Sophie

lunedì 5 agosto 2013


Rispetto, grazie!

Arrivo in ufficio e una tegola cade sulla mia testa: un lavoro abnorme da fare entro… Entro? Prima di subito. 

Allora, le mie ferie non sono ancora arrivate, il caldo asfissiante ha prosciugato le mie risorse mentali e la voglia di non mettere piede dentro questa stanza non ha termini di paragone.

Chiedo a tutte coloro che stanno abbronzando le chiappette sode, di avere solidarietà per chi non è ancora in vacanza: sono stufa di vedere spiagge soleggiate, serate in discoteca, aperitivi in riva al mare e pelli cangianti.
E sono anche stufa di vedere foto che vi ritraggono dall’ombelico in giù: da quella angolatura le gambe sembrano chilometriche e la pancia piatta. Ma si tratta solo di un’angolatura. È cattiveria ma, in fondo in fondo…



Riflettete, sirenette, riflettete.


Sophie

lunedì 22 luglio 2013


Io, lui e l'altra a casa

Occhi chiari, capelli scuri, bel fisico, sui trentacinque e bello come il sole. Lo noto all’inizio del binario e lo guardo di sfuggita così come si ammirano le cose belle. Capisco che anche lui butta un occhio. 


È domenica sera ed io, di ritorno dal mio week end, mi affretto a convalidare il biglietto e mi dirigo verso una delle carrozze centrali. Il treno è affollatissimo, i posti non sono assegnati ed io ne scelgo velocemente uno che mi permette di avere una buona visibilità: la parte iniziale della terza carrozza non ha i classici salottini ma due file parallele, una decina di persone da una parte e altrettante dall’altra. Sistemo il mio bagaglio e mi accomodo. 

Pochi attimi dopo, entra anche lui e si siede proprio accanto a me. Il treno parte. Io apro la borsa, leggiucchio una rivista, rispondo ad alcuni messaggi. Alzo lo sguardo e di riflesso sul vetro lo vedo che mi fissa. Imperturbabile, continuo nelle mie attività. Riceve una telefonata: “Amore, piccola, sto per arrivare. Che cosa hai preparato? No, la pasta non la voglio, va bene solo arrosto e patate. Ah, ti ho preso un regalino”. Stacca.

Mi striscia il braccio, mi chiede scusa, mi sposto un po’. Apre la valigia, prende un chewing gum, me ne offre uno. Io rifiuto. Mi sento tesa, capisco le sue intenzioni. 

Lui arriva a destinazione, si alza, prende il suo bagaglio e si avvia verso l’uscita. Prima di scomparire attira la mia attenzione, mi guarda, socchiude le labbra e mi manda un bacio. Io resto immobile. Esce. Dopo un attimo, rientra e mi dice: "Posso lasciarti il mio numero". Io: "No". Lui: "Ti prego, posso lasciarti il mio numero". Io: "No, vai via".


Il treno riparte, resto ferma. Penso a lei. La sua donna, sua moglie. Sull’anulare sinistro aveva una splendida fede dorata, dal luccichio, azzarderei, nuova. Ho pensato a lei, alla sua attesa nel vederlo rientrare a casa e ho tremato. 

E mi sono chiesta, fino allo sfinimento: e se a casa ci fossi stata io ad attenderlo? Se dall’altra parte del telefono ci fossi stata io? Se non fossi stata innamorata del mio uomo, se mi fossi lasciata trascinare dal momento, nessuno avrebbe mai visto ne saputo, avrei potuto prendere il suo numero e sarei potuta stare al suo gioco. In un attimo avrebbe distrutto una famiglia, la vita di una donna, la serenità di un’apparenza.



Quell’uomo poteva essere il mio, il marito di mia sorella, il ragazzo di un’amica. Il mio rifiuto non sarà servito a niente e magari, entrando in metropolitana avrà adocchiato un’altra ragazza. Stesso copione. Ma forse con un finale diverso. 



Sophie

lunedì 15 luglio 2013


Riflessioni pomeridiane

Ho trovato finalmente un attimo di pace. Ma, come spesso succede, non appena dichiarato, si scatenano le catastrofi peggiori. Mi auguro di smentirmi, almeno per questa volta.

Le ultime due settimane sono state di fuoco: lavoro, famiglia, casa, amici e impegni di ogni sorta.

Questa mattina in treno, di rientro dal week end, controllando il blog mi sono accorta che le visualizzazioni al post di Jan (facciamole un applauso scrosciante) hanno subito un’impennata. Poche parole, ben dette, semplici ma che hanno colpito la nostra attenzione. E allora, la riflessione è nata spontanea: abbiamo bisogno di affetto, di amore, di uno sguardo sincero, una pacca sulla spalla, di un abbraccio. E non importa chi sia a farlo, quel che importa è che sia vero, che provenga dal cuore. 

Un gesto che racchiude tante parole: ti sono vicino, ti capisco, ti vorrei aiutare, mi dispiace, vorrei fare di più, sono felice per te, ti voglio bene. Ed è così semplice allargare le nostre braccia e stringere forte qualcuno. 



La prima volta che ho incontrato il mio fidanzato, dopo mail, messaggi e tante parole, l’imbarazzo del primo appuntamento ha serrato le nostre bocche ma non le nostre braccia. Da quel momento non ci siamo più lasciati.

Ricordate, quando non trovate le parole, quando pensate di non sapere cosa fare, abbandonatevi a un lungo abbraccio.
Sophie



mercoledì 26 giugno 2013


Bebè in arrivo

Le belle notizie arrivano sempre nei momenti giusti. Un attimo prima non possiamo neanche immaginare quale gioia profonda proveremo nell’arco di qualche secondo. E allora, succede che qualcosa di inaspettato e meraviglioso interrompe la monotonia di giorni che sono stati sempre sulla stessa frequenza d’onda. Ed è quello che è successo a me. 

Ma siccome so che starete leggendo così in fretta per arrivare al punto in cui dico che aspetto un piccolino, non allungo la vostra curiosità e vi dico subito che non si tratta di me. La notizia mi è arrivata solo qualche giorno fa: si tratta di una mia amica, ma forse dire amica è poco.

E pensare che lei, la biondina quattordicenne che avrebbe sopportato le mie lacrime e le mie gioie fino ad oggi, tra poco tempo diverrà una mamma bellissima. L’immagine mi mette così in agitazione che mi scappano le lacrime. 

Il loro amore l’ho visto nascere, è lungo una vita. Ha attraversato tutto, il bello e il cattivo tempo, le stagioni di sole e quelle in sordina, l’emozione di una carezza fino al coronamento di un sogno in una chiesetta con pochi intimi. E quando è l’amore che si impossessa di due anime, dobbiamo abbassare la guardia e sorridere alla nuova vita.



Siamo lontane, ma questo non mi impedisce di sentire un vuoto allo stomaco e un’emozione indescrivibile. Vorrei ringraziarla per essermi stata vicino l’estate scorsa, gli anni passati e in tutti i momenti in cui ho avuto bisogno di una parola sincera. Vorrei guardarla negli occhi e dirle che sono felice e che vorrò esserci quel giorno in cui la creaturina verrà fuori. Quando sarà grande le racconterò di quella volta in cui io e la sua mamma abbiamo litigato e di quella volta in cui abbiamo programmato il nostro futuro lavorativo inconsapevoli di progetti altrui già ben definiti.

Hey piccolino o piccolina, vieni fuori in fretta. Voglio fare la zia… e chissà che un bambino non inizi a volerlo pure io. Ma quello è tutto un altro discorso.


Sophie

mercoledì 19 giugno 2013


Summer - In&Out

L’estate è scoppiata ed io vorrei solo stare sdraiata in riva al mare con le onde che si infrangono sulla mia pelle. Sentire il profumo del sole e la salsedine sui capelli. 

E invece, ieri pomeriggio, di ritorno a casa dal lavoro, dopo avere abbandonato un carro merci (trad: autobus che tutti i giorni mi accompagna a lavoro e mi riporta a casa), con una canicola a livelli stratosferici, ho preso una storta e sono caduta per terra. Per fortuna, nulla di grave: mi sono sbucciata un ginocchio e fatto un po’ male il polso. 

Tralasciando questo piccolo incidente, vi ho già detto che di ritorno a casa sull’autobus faccio le mie “riflessioni” migliori? Secondo me è possibile osservare spaccati di mondo e di stili di vita. 

C’è la signora che non accetta di avere raggiunto un’età per la quale alcune scollature diventano eccessive; c’è la ragazza che ha svaligiato una profumeria; c’è il ragazzo simpatico che ascolta tecno a tutto volume; c’è la tizia che sta lasciando il suo fidanzato al telefono; c’è l’intellettuale che con trecento gradi all’ombra, spazio vitale di 10 cm quadrati e confusione senza precedenti pretende di leggere “Guerra e pace”; c’è la signora con il carrellino pieno di spesa e poi ci sono io. Ed io non faccio altro che osservare tutti e tutto. Non faccio altro che cercare di capire il modo di vivere degli altri. Non faccio altro che pensare che se la tizia dalla lunga chioma non la smette di girare la testa da una parte all’altra, rischia di scendere completamente rasata. 

Ma ieri pomeriggio la mia attenzione è stata catturata da una ragazza molto appariscente: lunghi capelli neri corvini, canotta e short neri, unghie rosse, sandali con tacco altissimo terribilmente brutti e un trucco da drag queen. Capisco che il caldo possa darci alla testa, capisco anche che il buongusto non appartenga a tutti, ma, suvvia, credo che basti davvero poco per essere decente.

Allora ho pensato a cinque “ASSOLUTAMENTE NO” e “ASSOLUTAMENTE SI’” per la nostra estate 2013:

No al trucco pesante
No alle scollature eccessive
No alle mise bianche “vedo tutto”
No all’abbronzatura tipo deserto del Sahara
No a tacco 15 alle otto del mattino

Sì alla pelle perfettamente vellutata
Sì agli smalti colorati
Sì a un vestitino giallo
Sì a un fiore tra i capelli
Sì a un cappello di paglia in riva al mare



Cosa ne pensate? Provate anche voi a darmi qualche suggerimento, la prossima settimana potremmo stilare il decalogo degli “ASSOLUTAMENTE SI’” e “ASSOLUTAMENTE NO”!


Sophie

lunedì 10 giugno 2013


Oh, noooo... It's monday!

È lunedì, mie care amiche, ed io di lunedì sono proprio un orso. Ma non un orsetto bianco e carino, ma un orso nero e spennacchiato. Dovremmo indire un referendum abrogativo (servono 500mila firme, le troviamo?) ed eliminare dalla settimana questo odioso giorno. E potremmo chiamare la settimana, non più settimana ma sestimana. Lo stress spalmato su sei giorni avrebbe un impatto più contenuto sulla nostra stabilità mentale. Cosa ne pensate? 

A parte le chiacchiere, ho trascorso un week end all'insegna del relax. Il mio fidanzato è stato fuori per lavoro ed io me la sono spassata... Scherzo, ovviamente! 

Ho abbandonato il letto sabato alle 15 e domenica alle 14. Un cu****o di piombo a tutti gli effetti! Ho guardato la tv, ho letto, ho scritto, ho parlato al telefono, ho mangiato tanta nutella e mi sono riposata. Ho visto, per la centesima volta, la puntata in cui Carrie lascia Aidan e ho sofferto con lui davanti alla cassetta del water. 

Sabato pomeriggio ho rimesso a posto la sezione scarpe del mio armadio e ne sono uscite delle belle. Ne ho tante, devo ammetterlo, ma, come per tutte le donne, le scarpe non sono mai abbastanza. Ne ho scelto un paio e le ho indossate alla serata "A volte ritornano". Non vedevo le mie amiche da tempo ed è stato come fare un salto indietro. Ci siamo raccontate di tutto, ci siamo prese in giro come i vecchi tempi, abbiamo parlato di lavoro e di progetti futuri e abbiamo riso da stare male. 




Con la speranza che questa settimana trascorra in fretta e senza troppi intoppi, gambe in spalla (o spalla in gambe?) e si ricomincia. 
Oggi ho indossato un vestito colorato e dei tacchi alti. Che sia di buon auspicio per scacciare via il grigiore dal mio visino!

Sophie

mercoledì 29 maggio 2013


Very personal!

Buongiorno care amiche,

perdonerete mai la mia latitanza nelle scorse due settimane? Nulla di grave, grazie al cielo, ma solo tanto lavoro e… varie ed eventuali! Rieccomi piena di carica e con un sorriso stampato in faccia che, per mia fortuna, non va via.

Oggi vorrei avere un cuore grande grande per contenere quanto più amore possibile. E vorrei che fosse sempre così. Ieri sera ho ricevuto il seguente messaggio: “Non vedo l'ora che sia giovedì sera, per impazzire alla tua sola vista”. Mi sono addormentata felice e il buonumore è ancora in circolo.

Vi ho già raccontato di quest’uomo che ha RIVOLUZIONATO la mia vita? Tante volte stento a credere che sia tutto vero, che sia tutto mio. Ricordo che quando ci siamo conosciuti non riuscivo neanche a rispondere alle sue mail. Stavo lì a leggere e rileggere, cercavo di scavare e trovare parole esagerate. Ma mai una parola che fosse fuori posto, ma tutto perfettamente armonioso.

La serenità che sa trasmettermi lui neanche mia madre, mia sorella, lo shopping, un bicchiere di vino, una sigaretta, un dolce al cioccolato, il parrucchiere. E se si potesse sommare la serenità data da ciascuna delle precedenti e si potesse confrontare con quella che sa darmi, non ci sarebbe partita.

Quante volte ho creduto di essere innamorata e, certamente, non lo nego, lo ero davvero. Ma io così non ero mai stata. Ricordo di essermi accontentata di un bacio, di una carezza, di un timido complimento. Tutte le volte cercavo di apparire migliore, di interessarmi a questioni che non mi riguardavano. E tante volte ho creduto di vivere una vita che non è stata la mia. Ricordo di avere dato sempre tutto e ricordo anche che quando ho chiesto qualcosa per me, sono stata strattonata per terra.




Oggi sono serena. Non mi bastano i suoi abbracci, le sue carezze, i suoi sguardi. Quasi fosse una dipendenza. Mi sembra di essere una ragazzina: mi ritrovo a sorridere senza motivo, a sentire il batticuore, a emozionarmi per i piccoli complimenti.

Vi racconto i miei pensieri più intimi perché nella vita non bisogna accontentarsi. E' la solita frasetta che leggiamo ovunque: "Non accontentatevi del lavoro, delle amicizie, dell'amore". Io sono a buon punto: amore e amicizie mi riempiono la vita. Anche se, per la legge della compensazione, il lavoro, in questo periodo, è un capitolo a parte. Ma sono certa che, alla fine, qualcosa cambierà anche su quel fronte.

Non accontentatevi di niente. Cercate di stare bene, provateci almeno. E provate a far sentire il vostro uomo, le vostre amicizie e tutti coloro cui tenete, delle persone speciali, importanti e amate. Il cambiamento parte da noi. E come uno specchio riflesso, tutto tornerà indietro con una potenza ancora più forte.


Sophie

DOMENICA 12 MAGGIO 2013


Alla mia mamma


A scuola disegnavo la mia mamma carica di buste della spesa e altissima. 

L’ho sempre vista lavorare in modo instancabile: era la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire. Mi ha tirato su come se non fossi stata mai una bambina ma già una donna. Sin da subito, mi ha trasmesso il senso profondo della famiglia, della fatica, della collaborazione, dell’umiltà, del rispetto.

Amava vestirmi di rosa e la domenica mi faceva indossare vestitini che mi rendevano ridicola.



Abbiamo lo stesso naso e lo stesso sguardo. E la stessa fissazione per le scarpe.



Ho lasciato casa subito dopo il liceo per iscrivermi all’università. Ricordo, come fosse questa mattina, le sue lacrime all’aeroporto. Lei stava da una parte, io dall’altra e stavo per volare via. Aveva i suoi grandi occhiali scuri e sapeva che da quel momento sarebbe cambiato tutto.



Il giorno prima della laurea mi scrisse una lettera che conservo ancora nel mio portafoglio. “L’ultimo sforzo e ce l’hai fatta. Scusami se alcune volte ti ho trascurato”, diceva.



Ho riletto quelle parole mille volte. Sono impresse nel mio cuore ma non sono mai riuscita a dirle che non mi sono sentita trascurata una sola volta e che il suo amore silenzioso è stato il mio ricarica batterie in tutti questi anni.


Oggi voglio ringraziarla per esserci stata sempre. Per avere litigato e fatto pace. Per aver raccolto le mie lacrime e averle trasformate in sorrisi. Per avermi fermato sull’orlo del precipizio. Per avermi rimproverato e poi consolato. Per tutti gli abiti, le scarpe e le borse che mi ha comprato. Per avermi nascosto le brutte notizie e informato solo di quelle belle. Per avere letto nei miei occhi la felicità dell’ultimo periodo e averla riletta nello stesso modo nei suoi.

Auguri Mamma, non so se tu oggi sei fiera di me, di quello che sono diventata, ma io, in tante occasioni, sembro te. E di questo sono fiera.

Sophie

MARTEDÌ 30 APRILE 2013

Gli scheletri nell'armadio
Lo scorso fine settimana l’ho fatto. Vi starete chiedendo a cosa mi riferisco... ma al cambio di stagione, sciocchine!

Non so voi, ma a me serve l’attitudine giusta. La consapevolezza che per un numero indefinito di ore mi ritroverò la camera, l’armadio, i cassetti e il letto sottosopra. E allora ci vuole organizzazione, pulizia mentale e sangue freddo. E poi, preparazione di sacchi neri dentro cui inserire gli obbrobri e scatole nuove per la sostituzione di quelle vecchie. 

Le linee guida da seguire sarebbero due: trasferimento del contenuto dell’armadio sul letto oppure selezione del guardaroba estivo e successivo dirottamento in lavatrice. Io non sono riuscita a scegliere perché trasportata dal flusso emozionale delle “visioni”. A cogliermi impreparata, tra le tante cose, la vista di un vestito di raso stropicciato verde bottiglia con strani riportini uncinettati acquistato almeno sette anni fa. Capisco che negli anni la moda è cambiata, capisco che anche il mio gusto ha subito un’impennata, ma quella scelta dissennata non me la spiego. E soprattutto, ma perché lo scorso anno non ho pensato di farlo definitivamente fuori? E così, come fosse un atto liberatorio, quasi una scelta di vitale importanza, l’ho lanciato nel sacco nero. La stessa ingloriosa fine l’ha fatta un paio di sandali azzurri con zeppa in corda legati alla caviglia. Ricordo ancora il momento in cui li ho acquistati: era un caldissimo pomeriggio di agosto e in preda a un attacco compulsivo di shopping ho deciso che sarebbero stati miei. Oggi ammetto, di non averli mai indossati. 



Potrei continuare per ore con la descrizione di tutto quello che ho inserito nel grande sacco nero, ma vi risparmio la noia. Le frasi che però hanno caratterizzato la mia giornata sono state due: “come ho fatto a comprare una cosa del genere?” e “con quale gusto dell’orrido ho indossato queste cose?”. Eppure, per ciascuna di esse, ero così convinta.

In definitiva, ho raccolto due grossi sacchi con dentro gonne, pantaloni, maglie, vestiti, scarpe e borse da eliminare definitivamente. Nell’angolo a destra in alto dell’armadio ho collocato quegli indumenti che l’anno prossimo faranno una brutta fine, ma per quest’anno non me la sono ancora sentita di sopprimerli perché, per alcune cose, la morte deve essere lenta e sofferente. Per tutto il resto ho deciso che prima del prossimo cambio di stagione ho necessariamente bisogno di un armadio nuovo, indi di una camera più grande, indi di una casa nuova. E poi, se potessi, anche di un intero guardaroba nuovo di zecca.

P.S. Oggi avrei dovuto scrivere dell’ex del mio fidanzato, ma, trattandosi di tema assai complesso e delicato, ho bisogno di far alzare la polvere e lasciare che si depositi di nuovo.

P.S.2. Quella in foto non è la mia cabina armadio. Ma… lavori in corso!

Sophie

martedì 23 aprile 2013


Una stupida presa di posizione


Doveva essere un fine settimana all’insegna del buonumore e del riposo. E invece, tutto si è trasformato in una stupida presa di posizione che ha rischiato di rovinare la “cosa” cui tengo di più. Tutto per colpa di una tempistica sbagliata, di una comunicazione che doveva arrivare nell’esatto istante in cui avevo deciso che sarebbe dovuta arrivare. Né un attimo prima, né uno dopo. E invece di riflettere e capire le sue ragioni (dimenticavo, si tratta del mio fidanzato), ho iniziato a urlare parole senza senso, a sbattergli in faccia le mie ragioni prive di logica, a offenderlo senza fondamento. Gli ho anche sferrato un calcio sulla tibia (ovviamente sono ancora dolorante) e ho anche aperto una bottiglia d’acqua e ho cercato (l’ho fatto, purtroppo!) di annaffiarlo. Una pazza scatenata in preda ad una crisi di nervi.

Ho pianto, urlato, messo tutto in discussione, ho fatto pace, ho ri-litigato, ho urlato più forte che prima e pianto con ancora più lacrime. Poi, però, in preda a quella paura infantile di perdere le redini della situazione, ho cercato di fare un passo indietro, dimenticando che le parole vomitate d’istinto, per quanto non realmente credute, sarebbero rimaste lì. Ferme.

Allora, ho cercato di ricucire lo strappo, ma l’orgoglio era ancora in circolo. Poi la frase: “Per me questa storia è finita qui”. Di colpo, i piedi son tornati per terra, la bocca si è serrata, gli occhi hanno iniziato a tremare e il cuore avrebbe voluto urlare: “Fermati. Ti prego, fermati. Ogni singola parte di me ti ama e non vorrebbe mai aver pronunciato una singola parola”. Quella frase è riuscita a tritare il mio orgoglio e tutto mi è sembrato stupido, inutile, esagerato.

Ricordate “Chiedimi se sono felice” di Aldo, Giovanni e Giacomo? A un certo punto del film, Aldo dice: “Avete presente la teoria del piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete una pallina su un piano inclinato, la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione, inizia a correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose”.




Non so voi, ma io molte volte non riesco a mantenere la lucidità, la calma necessaria per affrontare razionalmente le situazioni che mi si presentano davanti. Il sangue invade anche i capillari più invisibili del cervello, la vista si annebbia e le orecchie improvvisamente si tappano. Si vomitano parole, una dietro l’altra, una scollegata dall’altra e l’obiettivo resta solo quello di ferire. Poi, magari, le scuse arrivano, pur riconoscendo a distanza e con una mente fredda che non sarebbero state necessarie, ma, in quel caso, mi attacco alla, seppur piccola, possibilità che non potrebbero essere sincere.

Nella vita succede spesso che da un primo evento, molto spesso banale, ne scaturiscano tanti altri, uno peggiore dell’altro. Alla fine si perde il buonsenso, la volontà di trovare una soluzione e di chiarirsi e molto spesso, quando abbiamo contezza di quello che è accaduto, vorremmo con tutte noi stesse tornare indietro. A volte è possibile, molte altre no. Per fortuna, nel mio caso, l’emergenza è rientrata. In fondo, se sta con me, con i miei mille difetti, i miei modi non troppo ortodossi e le mie mille paturnie, un motivo ci sarà.

Sophie





















MERCOLEDÌ 10 APRILE 2013


La mia giornata NO


A indicare l’evoluzione delle nostre giornate è molto spesso la nostra immagine riflessa allo specchio. Più o meno tutto inizia così: volo triplo carpiato dal letto, pipì e sguardo di sfuggita della nostra figura ancora in penombra. Quello è l'esatto istante in cui si determina la curva umorale delle prossime quindici ore di veglia. Viviamo tutte le stesse angosce perché, diciamolo, noi, donne non per caso, siamo fatte con lo stampino.

Ci sono giorni in cui non riusciamo ad accontentarci di un buon lavoro, di una bella casa, di una famiglia che ci fa sentire amati. Siamo insofferenti verso noi stesse. Vorremmo di più, vorremmo essere serene e, invece, pur provandoci, pur cercando di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, proprio non ci riusciamo.



Sono le otto ed io sono già in ufficio. Oggi sono arrivata un po’ prima con l’intenzione di mettere in ordine un po’ di scartoffie personali. In realtà, mi sono messa subito a scrivere per Bloodandchampagne. In questo momento, la signora delle pulizie, Clara, una tipa che sbuffa ogni volta che respira, sta svuotando i cestini. Se smetto di scrivere e alzo gli occhi penserà che voglia conversare. Bene, oggi, non voglio ascoltare i suoi lamenti. Tutte le volte mi racconta dell'eredità del marito, della casa che stanno ristrutturando, dei litigi continui, delle sue minacce sul divorzio, del mantenimento che dovrà darle. Per me è una delle classiche giornate NO. 
Poi, però, sposto lo sguardo verso la finestra e il sole splende alto, l’aria questa mattina era frizzantina e al week end manca davvero pochissimo. Devo solo non permettere ai miei maledetti ormoni di condizionare questa fresca giornata di primavera.

Non so voi, ma io questa sera uscirò prima dal lavoro, un passaggio veloce a casa per mettere una tuta e una t-shirt e poi di corsa al parco. Mi impegno solennemente ad andare a letto serena. È una promessa, e, io, le promesse le mantengo. Fatelo anche voi, quando vi sentite giù di corda. Riacciuffate il buonumore per la collottola e, domani mattina, ricordate di scendere dall'altra parte del letto.

Sophie










MERCOLEDÌ 3 APRILE 2013












L'insostenibile leggerezza dell'essere... felice!



Weekend andato, auguri fatti e almeno due chili presi. A casa dei miei genitori c’è un’abitudine che non si riesce proprio a modificare: le donne della mia famiglia, in preda a nevrosi e assurdi terrori, temono sempre che le pietanze da mettere in tavola durante le festività siano sempre troppo poche rispetto alle persone presenti (secondo me si tratta di uno dei due periodi dell’anno, l'altro è Natale, in cui iniziano a vedere doppio. Mia nonna anche triplo). Cominciano a sentirsi per telefono qualche settimana in anticipo, si assegnano i compiti, rivedono il menu e poi scatenano l’inferno. 
La frase pronunciata, però, la scorsa settimana è stata: quest’anno c’è la crisi e non si esagera. Inutile dirvi che hanno imbandito tavole che avrebbero soddisfatto intere popolazioni di affamati.

Nel momento in cui sto scrivendo questo post, sono in aeroporto, il mio volo è in ritardo di qualche minuto ed io ne approfitto per sintonizzare la mia mente nuovamente in modalità lavoro. Al mio seguito ho contenitori grandi e piccoli pieni di ogni sorta di genere alimentare pronto per essere congelato una volta giunta a destinazione. Su questo particolare aspetto, questa sera, dovrò sorbirmi la telefonata ispettiva di mia madre che pretende di sapere come ho suddiviso il tutto. Rispetto al contenuto del mio freezer è molto più informata di me.

Sono qui seduta e accanto a me osservo passare centinaia di persone affaccendate. Io scrivo, sorrido e sono felice. Si tratta di una sensazione meravigliosa che da qualche mese mi accompagna. Non è solo il dolce retrogusto di una presenza umana assimilabile allo strano e spesso banale universo maschile (Maschio, ripeto Maschio). Si tratta di tutta una serie di piacevoli percezioni che ha dato sprint e voglia di correre a più non posso alla mia esistenza sul pianeta terra. Immaginate di trovarvi in bicicletta sulla Bologna - Milano: quattro corsie di puro asfalto grigio e voi, noncuranti del pericolo, pedalate contromano canticchiando "...se viene testa vuol dire che basta lasciamociii. Ti amoooooo...". 



Ho reso l’immagine? Questo è il mio andante stato di eccitazione. E la voglia di condividerlo con tutte voi è straripante. Ma vi racconterò strada facendo. Hanno appena chiamato il mio volo. Chiudo.

Sophie

Ps. Scrivendo ho fatto fuori un pacco di M&M's, quelle con l'arachide dentro. Totali 228 calorie per soli 45 grammi di prodotto. Secondo me, esagerano.

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27 MARZO 2013

Alla ricerca della costanza...che non ho

“Hey dolcezza, ricordi perché hai fatto l'annuale? Hai una reputazione da difendere". E per reputazione s'intende quell'affarino o affarone o affare che teniamo attaccato alla schiena. E così, ieri mattina, con l’immagine conficcata in testa, predispongo la mia insalata da portare in ufficio. Cosa preparo? Carote, cetrioli e patate lesse della cena di ieri sera o lattuga, pomodori e mozzarella? Opto per la prima, è già tutto pronto e non devo sbattermi inutilmente.

Proferisco le seguenti parole: questa è la giornata giusta per iniziare. Sì, è proprio lei, lo sento.

Inizio un conteggio forfettario di calorie da quando metto i piedi per terra: ingresso in doccia e sfregamento energico di ginocchia e gomiti per un totale di 5 calorie; impegno intellettuale nella scelta della mise e inserimento della stessa: 2; capelli, trucco e pressione dell’indice sulla boccetta del profumo: 4; uscita di casa e raggiungimento del posto di lavoro: 30.

Arrivo all’ora di pranzo senza troppi traumi. Mi sento leggera, soddisfatta, mi convinco sempre di più che ormai è fatta. Nel pomeriggio inizio ad accusare qualche mancanza, ma devo resistere. L’estate è alle porte e non posso certo permettermi ansie e pentimenti. Rientro a casa da lavoro, preparo la cena fatta solo di proteine e un pizzico di carboidrato. Sono fiera, me lo ripeto, sono tanto fiera.

Ad un certo punto, un fulmine colpisce la mia serenità: “Sophie, ma cos'era quel Twix che hai trangugiato dal supermercato a casa? Chi te lo ha messo in mano?”.
Tutte le certezze iniziano a sgretolarsi, mi sento in colpa, ho sbagliato, non dovevo. Non ce l’ho fatta neanche oggi. Il panico mi pervade ma, tranquille, il momento di smarrimento dura solo 5 sparuti secondi. In preda a strascichi di tristezza, ho bisogno di consolazione. Scelgo svelta un film, uno di quelli seri, uno di quelli in cui la lacrima deve star lì lì per scendere ma non lo fa se non alla fine, e attingo alla mia scorta di gelato alla crema con praline al cioccolato. Affondo il cucchiaino nel barattolo fino a quando inizia a nausearmi.


Soddisfatta del film e della scorpacciata di gelato, inizia il mio momento di riflessione: ma è solo marzo! Da qui ad agosto mancano ancora cinque lunghissimi mesi. L’annuale in palestra non scappa, la voglia prima o poi arriverà, e se a luglio starò ancora qui a cincischiare, farò la dieta del gelato: sette chili in sette giorni. Ma solo gelato, lo giuro. E poi, come dice mia nonna, in estate la fame passa.

Sophie

Ps. Per questa sera ho già pronto un tubo di Ringo al cioccolato.

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20 MARZO 2013

Buondì, sono Sophie

Sono Sophie, ho trent’anni e vivo in una grande metropoli che alterna, senza alcun preavviso, giornate di sole a piogge torrenziali. Per un’ancora inspiegabile acrobazia genetica, ho lo stesso naso di mia madre e la testardaggine di mio padre. Per il resto potrei essere frutto di un’adozione ribelle. Fino a poco tempo fa dai miei occhi scuri sgorgavano litri di lacrime e i motivi erano i più disparati/disperati. Oggi, invece, tutto sembra avere preso una nuova piega. Sono innamorata delle luci, dei titoli di coda al cinema, dei pranzi in famiglia, dei film romantici da guardare rigorosamente la domenica pomeriggio, delle lunghe passeggiate sotto la pioggia, degli incontri casuali e delle piccole emozioni. Se potessi, resterei a guardare per ore i tramonti in spiaggia, le torte decorate nelle vetrine e i brillanti in gioielleria.
Negli ultimi anni la domanda che mi perseguita è sempre la stessa: “Ma tu quando ti sposi? Lo sai che dopo una certa età si diventa più esigenti?”. Dopo una certa età? Sposarmi? Esigente? Lo dico subito: io-esigente-lo-sono-sempre-stata. E non solo in amore. Per quel che riguarda un uomo, instead, sono sicura che, prima o poi, arriverà. O è già arrivato ed io non me ne sono accorta (sigh!). O è proprio quello che ho tra le mani. Secondo mia madre, mia nonna e le mie zie sono una donna s p a c c i a t a! E a testimoniarlo sono i loro sguardi preoccupati e le loro espressioni angosciate. Ma non vi preoccupate, al riguardo, ho un’antologia di racconti per la serie “La domenica in famiglia” che vi farà morire da ridere e che potrete leggere in anteprima nazionale in questa nuovissima rubrica.


BLOODANDCHAMPAGNE nasce, infatti, con l’intenzione di guidarvi nello stravagante e dolcissimo, complicatissimo, intrigantissimo pianeta femminile. Vi racconterò di me, delle mie paturnie, delle mie visioni pomeridiane.
E poi della vita, dell’amore, dei chili di troppo, dei figli che non vogliamo ma che a un certo punto vogliamo e di tutto quello che possa farvi sorridere ma anche riflettere. Qualche suggerimento utile ma anche tanta, tanta leggerezza.
Devo un ringraziamento particolare a quelle due testoline brillanti: Ivi e Jan. Hanno raccolto questa sfida e mi hanno concesso (dietro compenso) di dare libero sfogo alla mia creatività e alla voglia straripante di condividere i miei pensieri.
Allacciate le cinture, una controllatina al rossetto e si parte!
Sophie


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