venerdì 1 novembre 2013
Happy Bday Ivi!
Le lettere d’amore non si scrivono solo agli amanti ma a
tutti coloro che ne meritano una. E tu, la meriti!
Pensavo di tenere queste
poche righe riservate ma poi mi sono detta che i sentimenti belli vanno
condivisi.
Sei bella ma non solo perché sei bionda e hai gli occhi chiari. Tu
sei bella perché ci sei e ci sei anche quando non puoi. Anche quando i pensieri
che hai ti richiederebbero di non avere quelli degli altri, i miei.
Oggi è il tuo compleanno e mi sarebbe piaciuto essere con
te, anche solo qualche momento per guardarti negli occhi e ringraziarti. Ma tu
capisci sempre tutto e io sono solo triste di non averti avuto accanto molto prima.
Ma non pensiamo al passato e neanche al futuro, oggi ci sei e questo mi basta.
Ti auguro il meglio che la vita possa donarti e spero di
poter esserti vicina nel bello e nel cattivo tempo.
Adesso scappo, ho ancora i capelli bagnati e mi stanno
aspettando. Chissà che oggi davanti a una vetrina di Miù Miù non ci scappi
qualcosa. Per te, per te!
Sophie
mercoledì 30 ottobre 2013
Veramente?
Ricordate Sophie della
scorsa primavera? Ha sempre la stessa faccia, gli stessi occhi neri, la stessa
voglia di sorridere ma non ha più lo stesso cuore.
Eh sì, mie care lettrici e
maschietti in incognito, le storie finiscono. E come finiscono quelle degli
altri, è finita anche la mia. Gli amici veri saranno dispiaciuti, altri
godranno dei miei insuccessi, altri ancora diranno: “Ma era ovvio, troppo testardi
tutti e due”, “Ma ti pare? Ma l’hai vista lei? Troppo bella”, “Non mi stupisce,
quella pensa ancora al suo ex”. Bla, bla, bla.
Ma un grande esercito d’amore
è pronto a scendere in campo con un solo cenno del mio sopracciglio. E questa
volta, nessuna disperazione, nessun passo affrettato e piuttosto la domanda: Ma
ne valeva davvero la pena?
Non si tratta del gusto
amaro di una sconfitta quanto, invece, la convinzione, oggi più di ieri e meno
di domani, che in amore si lotta, si conquista, si sta in silenzio, si
depongono le armi, si sbaglia e si torna indietro.
E siccome io sono innamorata
dell’amore, ma così perdutamente innamorata del dolce batticuore, del vuoto
allo stomaco, delle ore al telefono, delle frasi “Non ho mai conosciuto una
persona come te”, mi rimetto in pista e cerco di non colorare i miei occhietti
di rosso.
Ora che si fa? Si fa, si fa… Si ricomincia da un bel servizio fotografico. E chi me lo doveva dire? E poi stasera ho quell’appuntamento, domani sera quell’altro, venerdì rivedrò un vecchio amico, sabato… sabato… Cavolo, impegni fino alla prossima settimana.
Come canta
Nina Zilli, L’amore verrà.
Sophie
E poi tutto potrebbe
cambiare, tornare, ripartire, sparire.
Sophie
domenica 27 ottobre 2013
Amore
L’amore è stare in silenzio quando tutto intorno urla. L’amore
ti strega, ti sveglia nella notte e ti consola. Ti fa ridere tra gli
sconosciuti. Ti fa tremare forte il cuore e l’anima.
L’amore ti fa ingoiare le ingiustizie, ti dà le risposte che
nessuno saprà mai fornirti. L’amore vero non chiede nulla per se, dà. E dà più
di quello che possiede.
L’amore è presuntuoso, è arrogante, è egoista. L’amore ha la
pretesa di essere perfetto. E l’unico istante in cui è perfetto è quando
risolve i contrasti, i conflitti, i problemi. Quando dissolve i dubbi, quando
annienta le convinzioni, quando distrugge i personalismi. È perfetto quando sta
al centro, quando permette a due schiene arrabbiate e deluse di voltarsi e
ritrovarsi come la prima volta.
L’amore vero non prevede fallimenti, non prevede insuccessi.
L’amore vero vede. Ti prende per mano e ti dice: “Passerà, ma non tirarti
indietro. Non avere paura. Lotta fino a quando pensi che ci possa essere anche
solo una briciola di possibilità”. L’amore ti mette in gioco, ti dà obiettivi
irraggiungibili, ti chiede di lottare.
L’amore ti fa toccare il cielo e con la stessa forza ti
sbatte al suolo. L’amore fa male, ti fa piangere, ti fa soffrire. Ti mette
davanti a scelte difficili, ti mette in discussione. Ti fa vacillare.
L’amore non ha distanze, non ha luogo, non ha limiti. L’amore
è droga per due amanti, è acqua nel fuoco, è gioia nel dolore.
È leggerezza, è bellezza, è sorriso.
L’amore vuole solo amore.
Sophie
lunedì 21 ottobre 2013
Fermo gioco
“Ho dipinto un quadro e gliel’ho
mandato”, “L’ho bloccato su Facebook così non mi parte l’embolo guardando le
sue foto”, “Sono andata con un altro e mi è sembrato di stare con lui”, “Deve
pensare che io sia morta”.
Stop. Fermo gioco. Ricapitoliamo.
Allora, ottobre pazzerello ha decimato gli uomini delle mie amiche. Incredibile
da crederci ma il mio telefono sembra quello di un call center. Da un paio di giorni
storie, atteggiamenti, tattiche assurde. Ieri sera dovevo accompagnare una
sventurata a casa della nonna dell’ex fidanzato. Il momento è stato
tragicomico, ha esordito dicendo: “Andiamo a Prima Porta (per motivi di
privacy, soprattutto perché mi legge, ho inventato la location) a fare un giro?”.
Io: “Ma in un locale?”. Lei: “No a casa della nonna di X”.
Ma ci rendiamo conto dello stato
di follia in cui una donna precipita quando un uomo la molla? Di pochi istanti
fa l’altra sventurata che mi ha detto: “L’ho bloccato su WhatsApp, ora tolgo
pure la data e l’ora dell’ultima visita perché trascorro tutto il tempo col
telefono in mano”.
Hey, ma dov’è la forza che
abbiamo decantato nei momenti di felicità? Dove i consigli che abbiamo dato
alle nostre amiche disperate? Dov’è quella voglia infinita di stare bene?
Succede, come succedono mille
cose sbagliate sotto il cielo stellato di questa sera. Vorremmo che tutto
andasse per il verso giusto e invece spesso dobbiamo fare i conti con la realtà
che non è sempre rosea. Dobbiamo modificare l’atteggiamento per cui un uomo
riesca a condizionare le nostre giornate, il nostro umore, il nostro lavoro, la
nostra vita. Una relazione deve farci stare bene, deve darci quel quid in più
rispetto a uno status da single.
E tra un uomo e una donna, tra un uomo e un uomo, tra una donna e una donna, deve
esserci amore, un amore puro. Un amore altruista, un amore che non scappa
davanti ai problemi, alle difficoltà. Un amore coraggioso, che non teme di fare
errori. E se questo non accade, non è più un problema nostro. Smettiamola di
darci colpe che non abbiamo, piuttosto ritroviamo quella forza bruta che ci fa
dire: tu non mi fai del male.
Accadrà che una mattina apriremo
gli occhi e la pressione allo stomaco sarà sparita, lasciando posto a noi, alla
voglia di ripartire, di ricominciare. E questo succede, perché è la vita che
chiede di vivere.
Nel frattempo, però, datevi al rap
americano, alla preparazione della maratona di New York, all’organizzazione di
una cena di beneficenza (anzi un’intera serie di cene in posti diversi).
Ultimo consiglio, fatevi lasciare
una lettera di referenze, così la prossima volta, al primo appuntamento, vi
presenterete con quella. Ma mute. Così se non gli piace quello che ha letto,
non avrete neanche sprecato fiato.
Sophie
venerdì 4 ottobre 2013
La persona sbagliata
"Non esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se
ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perché la
persona giusta fa tutto giusto, arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le
cose giuste, ma non abbiamo sempre bisogno delle cose giuste. La persona
sbagliata ti fa perdere la testa, fare pazzie, scappare il tempo, morire
d'amore.
Verrà il giorno in cui la persona sbagliata non ti cercherà e sarà
proprio in quel momento in cui vi incontrerete che il vostro donarsi l'un
l'altra sarà più vero. La persona sbagliata è, in realtà, quello che la gente
definisce una persona giusta. Quella persona ti farà piangere, ma un'ora dopo
ti asciugherà le lacrime.
Quella persona ti farà perdere il sonno, ma ti darà
in cambio una notte d'amore indimenticabile. Quella persona forse ti ferisce e
dopo ti riempie di gentilezze chiedendo il tuo perdono. Quella persona potrà
anche non essere sempre al tuo fianco ma ti penserà.
È bene che ci sia una persona sbagliata per ognuno di noi perché la vita
non è sicura, niente qui è sicuro, quello che è sicuro è che dobbiamo vivere
ogni momento, ogni secondo, amando, sorridendo, piangendo, emozionando,
pensando, agendo, desiderando".
Luis Fernando Verissimo
Si è trattato solo di un piccolo pensiero che ho voluto condividere con voi, romantiche amiche!
Sophie
venerdì 13 settembre 2013
Giorni: 103. Ore totali: 2472.
Ben
trovate tutte!
Siete
pronte? Cariche? Sulla cresta dell'onda? Felici di essere tornate a lavoro? Io
no. Ho concluso la seconda settimana e non sono ancora riuscita a dimenticare i
bagni al mare, gli aperitivi al tramonto, le serate con gli amici, i pranzi e
le cene da matrimonio. Ma sa dda ffà e quando il dovere chiama... dobbiamo?
Rispondere!
Estate
strepitosa e piena di tutto: amore, amici, famiglia e tantissime occasioni
rilassanti. Ho conosciuto tanta gente simpatica, ho frequentato posti nuovi e
sono stata bene.
Ricordate
gli addominali scolpiti di Raoul Bova in Piccolo Grande Amore? Tutte le mattine
mi recavo al mare, stendevo il mio telo sulla sabbia, occhiali scuri, veloce
scrutata dei vicini di ombrellone e rimanevo in attesa di un avvenente
omaccione per allietare l'anima e lo spirito. Ma niente di niente. Sarà colpa
della zona ricca di eccellenze enogastronomiche! Il massimo è stato il mio
fidanzato con le sue gare di apnea ed io con il cronometro. Grande tristezza!
A parte tutto, oggi è venerdì e il mio obiettivo l'ho fissato da quando ho rimesso piede in ufficio: vacanze di Natale venite presto a me! E per calarmi perfettamente nella parte, ho preso un calendario e ho iniziato a depennare i giorni che mancano al raggiungimento dell'obiettivo: 103. Ore totali: 2472. Oggi, venerdì 13 settembre (sciagura!) non è compreso.
Countdown
cominciato.
Grande
affetto, baci a profusione.
Sophie
lunedì 5 agosto 2013
Rispetto, grazie!
Arrivo in ufficio e una tegola cade sulla mia testa: un
lavoro abnorme da fare entro… Entro? Prima di subito.
Allora, le mie ferie non
sono ancora arrivate, il caldo asfissiante ha prosciugato le mie risorse
mentali e la voglia di non mettere piede dentro questa stanza non ha termini
di paragone.
Chiedo a tutte coloro che stanno abbronzando le
chiappette sode, di avere solidarietà per chi non è ancora in vacanza: sono stufa di
vedere spiagge soleggiate, serate in discoteca, aperitivi in riva al mare e pelli
cangianti.
E sono anche stufa di vedere foto che vi ritraggono dall’ombelico in
giù: da quella angolatura le gambe sembrano chilometriche e la pancia piatta. Ma
si tratta solo di un’angolatura. È cattiveria ma, in fondo in fondo…
Riflettete, sirenette, riflettete.
Sophie
lunedì 22 luglio 2013
Io, lui e l'altra a casa
Occhi chiari, capelli scuri, bel fisico, sui trentacinque e bello come il sole. Lo noto all’inizio del binario e lo guardo di sfuggita così come si ammirano le cose belle. Capisco che anche lui butta un occhio.
È
domenica sera ed io, di ritorno dal mio week end, mi affretto a
convalidare il biglietto e mi dirigo verso una delle carrozze centrali.
Il treno è affollatissimo, i posti non sono assegnati ed io ne scelgo
velocemente uno che mi permette di avere una buona visibilità: la parte
iniziale della terza carrozza non ha i classici salottini ma due file
parallele, una decina di persone da una parte e altrettante dall’altra.
Sistemo il mio bagaglio e mi accomodo.
Pochi
attimi dopo, entra anche lui e si siede proprio accanto a me. Il treno
parte. Io apro la borsa, leggiucchio una rivista, rispondo ad alcuni
messaggi. Alzo lo sguardo e di riflesso sul vetro lo vedo che mi fissa.
Imperturbabile, continuo nelle mie attività. Riceve una telefonata:
“Amore, piccola, sto per arrivare. Che cosa hai preparato? No, la pasta
non la voglio, va bene solo arrosto e patate. Ah, ti ho preso un
regalino”. Stacca.
Mi
striscia il braccio, mi chiede scusa, mi sposto un po’. Apre la
valigia, prende un chewing gum, me ne offre uno. Io rifiuto. Mi sento
tesa, capisco le sue intenzioni.
Lui arriva a destinazione, si alza, prende il suo bagaglio e si avvia verso l’uscita. Prima di scomparire attira la mia attenzione, mi guarda, socchiude le labbra e mi manda un bacio. Io resto immobile. Esce. Dopo un attimo, rientra e mi dice: "Posso lasciarti il mio numero". Io: "No". Lui: "Ti prego, posso lasciarti il mio numero". Io: "No, vai via".
Il
treno riparte, resto ferma. Penso a lei. La sua donna, sua moglie.
Sull’anulare sinistro aveva una splendida fede dorata, dal luccichio,
azzarderei, nuova. Ho pensato a lei, alla sua attesa nel vederlo
rientrare a casa e ho tremato.
E mi sono chiesta, fino allo sfinimento: e se a casa ci fossi stata io ad attenderlo? Se dall’altra parte del telefono ci fossi stata io? Se non fossi stata innamorata del mio uomo, se mi fossi lasciata trascinare dal momento, nessuno avrebbe mai visto ne saputo, avrei potuto prendere il suo numero e sarei potuta stare al suo gioco. In un attimo avrebbe distrutto una famiglia, la vita di una donna, la serenità di un’apparenza.
Quell’uomo
poteva essere il mio, il marito di mia sorella, il ragazzo di un’amica.
Il mio rifiuto non sarà servito a niente e magari, entrando in
metropolitana avrà adocchiato un’altra ragazza. Stesso copione. Ma forse
con un finale diverso.
Sophie
lunedì 15 luglio 2013
Riflessioni pomeridiane
Ho trovato finalmente un
attimo di pace. Ma, come spesso succede, non appena dichiarato, si scatenano le
catastrofi peggiori. Mi auguro di smentirmi, almeno per questa volta.
Le ultime due settimane sono
state di fuoco: lavoro, famiglia, casa, amici e impegni di ogni sorta.
Questa mattina in treno, di
rientro dal week end, controllando il blog mi sono accorta che le
visualizzazioni al post di Jan (facciamole un applauso scrosciante) hanno
subito un’impennata. Poche parole, ben dette, semplici ma che hanno colpito la
nostra attenzione. E allora, la riflessione è nata spontanea: abbiamo bisogno
di affetto, di amore, di uno sguardo sincero, una pacca sulla spalla, di un
abbraccio. E non importa chi sia a farlo, quel che importa è che sia vero, che
provenga dal cuore.
Un gesto che racchiude tante parole: ti sono vicino, ti
capisco, ti vorrei aiutare, mi dispiace, vorrei fare di più, sono felice per
te, ti voglio bene. Ed è così semplice allargare le nostre braccia e stringere
forte qualcuno.
La prima volta che ho incontrato
il mio fidanzato, dopo mail, messaggi e tante parole, l’imbarazzo del primo appuntamento
ha serrato le nostre bocche ma non le nostre braccia. Da quel momento non ci
siamo più lasciati.
Ricordate, quando non
trovate le parole, quando pensate di non sapere cosa fare, abbandonatevi a un
lungo abbraccio.
Sophie
mercoledì 26 giugno 2013
Bebè in arrivo
Le belle notizie arrivano sempre nei momenti giusti. Un attimo
prima non possiamo neanche immaginare quale gioia profonda proveremo nell’arco
di qualche secondo. E allora, succede che qualcosa di inaspettato e meraviglioso
interrompe la monotonia di giorni che sono stati sempre sulla stessa frequenza
d’onda. Ed è quello che è successo a me.
Ma siccome so che starete leggendo
così in fretta per arrivare al punto in cui dico che aspetto un piccolino, non
allungo la vostra curiosità e vi dico subito che non si tratta di me. La notizia
mi è arrivata solo qualche giorno fa: si tratta di una mia amica, ma forse dire
amica è poco.
E pensare che lei, la biondina quattordicenne che avrebbe
sopportato le mie lacrime e le mie gioie fino ad oggi, tra poco tempo diverrà
una mamma bellissima. L’immagine mi mette così in agitazione che mi scappano le
lacrime.
Il loro amore l’ho visto nascere, è lungo una vita. Ha attraversato
tutto, il bello e il cattivo tempo, le stagioni di sole e quelle in sordina, l’emozione
di una carezza fino al coronamento di un sogno in una chiesetta con pochi
intimi. E quando è l’amore che si impossessa di due anime, dobbiamo abbassare
la guardia e sorridere alla nuova vita.
Siamo lontane, ma questo non mi impedisce di sentire un
vuoto allo stomaco e un’emozione indescrivibile. Vorrei ringraziarla per
essermi stata vicino l’estate scorsa, gli anni passati e in tutti i momenti in
cui ho avuto bisogno di una parola sincera. Vorrei guardarla negli occhi e
dirle che sono felice e che vorrò esserci quel giorno in cui la creaturina verrà
fuori. Quando sarà grande le racconterò di quella volta in cui io e la sua mamma abbiamo
litigato e di quella volta in cui abbiamo programmato il nostro futuro
lavorativo inconsapevoli di progetti altrui già ben definiti.
Hey piccolino o piccolina, vieni fuori in fretta. Voglio fare
la zia… e chissà che un bambino non inizi a volerlo pure io. Ma quello è tutto
un altro discorso.
Sophie
mercoledì 19 giugno 2013
Summer - In&Out
L’estate è scoppiata ed io vorrei
solo stare sdraiata in riva al mare con le onde che si infrangono sulla mia
pelle. Sentire il profumo del sole e la salsedine sui capelli.
E invece, ieri
pomeriggio, di ritorno a casa dal lavoro, dopo avere abbandonato un carro merci
(trad: autobus che tutti i giorni mi accompagna a lavoro e mi riporta a casa),
con una canicola a livelli stratosferici, ho preso una storta e sono caduta per
terra. Per fortuna, nulla di grave: mi sono sbucciata un ginocchio e fatto un
po’ male il polso.
Tralasciando questo piccolo incidente, vi ho già detto che
di ritorno a casa sull’autobus faccio le mie “riflessioni” migliori? Secondo me
è possibile osservare spaccati di mondo e di stili di vita.
C’è la signora che
non accetta di avere raggiunto un’età per la quale alcune scollature diventano
eccessive; c’è la ragazza che ha svaligiato una profumeria; c’è il ragazzo
simpatico che ascolta tecno a tutto volume; c’è la tizia che sta lasciando il
suo fidanzato al telefono; c’è l’intellettuale che con trecento gradi all’ombra,
spazio vitale di 10 cm quadrati e confusione senza precedenti pretende di
leggere “Guerra e pace”; c’è la signora con il carrellino pieno di spesa e poi
ci sono io. Ed io non faccio altro che osservare tutti e tutto. Non faccio
altro che cercare di capire il modo di vivere degli altri. Non faccio altro che
pensare che se la tizia dalla lunga chioma non la smette di girare la testa da
una parte all’altra, rischia di scendere completamente rasata.
Ma ieri
pomeriggio la mia attenzione è stata catturata da una ragazza molto
appariscente: lunghi capelli neri corvini, canotta e short neri, unghie rosse,
sandali con tacco altissimo terribilmente brutti e un trucco da drag queen.
Capisco che il caldo possa darci alla testa, capisco anche che il buongusto non
appartenga a tutti, ma, suvvia, credo che basti davvero poco per essere decente.
Allora ho pensato a cinque
“ASSOLUTAMENTE NO” e “ASSOLUTAMENTE SI’” per la nostra estate 2013:
No al trucco pesante
No alle scollature eccessive
No alle mise bianche “vedo tutto”
No all’abbronzatura tipo deserto del Sahara
No a tacco 15 alle otto del mattino
Sì alla pelle perfettamente vellutata
Sì agli smalti colorati
Sì a un vestitino giallo
Sì a un fiore tra i capelli
Sì a un cappello di paglia in riva al mare
Cosa ne pensate? Provate anche
voi a darmi qualche suggerimento, la prossima settimana potremmo stilare il
decalogo degli “ASSOLUTAMENTE SI’” e “ASSOLUTAMENTE NO”!
Sophie
lunedì 10 giugno 2013
Oh, noooo... It's monday!
È lunedì, mie
care amiche, ed io di lunedì sono proprio un orso. Ma non un orsetto
bianco e carino, ma un orso nero e spennacchiato. Dovremmo indire un
referendum abrogativo (servono 500mila firme, le troviamo?) ed eliminare
dalla settimana questo odioso giorno. E potremmo chiamare la settimana,
non più settimana ma sestimana. Lo stress spalmato su sei giorni
avrebbe un impatto più contenuto sulla nostra stabilità mentale. Cosa ne
pensate?
A
parte le chiacchiere, ho trascorso un week end all'insegna del relax.
Il mio fidanzato è stato fuori per lavoro ed io me la sono spassata...
Scherzo, ovviamente!
Ho
abbandonato il letto sabato alle 15 e domenica alle 14. Un cu****o di
piombo a tutti gli effetti! Ho guardato la tv, ho letto, ho scritto, ho
parlato al telefono, ho mangiato tanta nutella e mi sono riposata. Ho
visto, per la centesima volta, la puntata in cui Carrie lascia Aidan e
ho sofferto con lui davanti alla cassetta del water.
Sabato
pomeriggio ho rimesso a posto la sezione scarpe del mio armadio e ne
sono uscite delle belle. Ne ho tante, devo ammetterlo, ma, come per
tutte le donne, le scarpe non sono mai abbastanza. Ne ho scelto un paio e
le ho indossate alla serata "A volte ritornano". Non vedevo le mie
amiche da tempo ed è stato come fare un salto indietro. Ci siamo
raccontate di tutto, ci siamo prese in giro come i vecchi tempi, abbiamo
parlato di lavoro e di progetti futuri e abbiamo riso da stare male.
Con
la speranza che questa settimana trascorra in fretta e senza troppi
intoppi, gambe in spalla (o spalla in gambe?) e si ricomincia.
Oggi ho indossato un vestito colorato e dei tacchi alti. Che sia di buon auspicio per scacciare via il grigiore dal mio visino!
Sophie
mercoledì 29 maggio 2013
Very personal!
Buongiorno care amiche,
perdonerete mai la mia latitanza nelle scorse
due settimane? Nulla di grave, grazie al cielo, ma solo tanto lavoro e… varie
ed eventuali! Rieccomi piena di carica e con un sorriso stampato in faccia che,
per mia fortuna, non va via.
Oggi vorrei avere un cuore grande grande per
contenere quanto più amore possibile. E vorrei che fosse sempre così. Ieri sera
ho ricevuto il seguente messaggio: “Non vedo l'ora che sia giovedì sera, per
impazzire alla tua sola vista”. Mi sono addormentata felice e il buonumore è
ancora in circolo.
Vi ho già raccontato di quest’uomo che ha
RIVOLUZIONATO la mia vita? Tante volte stento a credere che sia tutto vero, che
sia tutto mio. Ricordo che quando ci siamo conosciuti non riuscivo neanche a
rispondere alle sue mail. Stavo lì a leggere e rileggere, cercavo di scavare e
trovare parole esagerate. Ma mai una parola che fosse fuori posto, ma tutto
perfettamente armonioso.
La serenità che sa trasmettermi lui neanche
mia madre, mia sorella, lo shopping, un bicchiere di vino, una sigaretta, un
dolce al cioccolato, il parrucchiere. E se si potesse sommare la serenità data
da ciascuna delle precedenti e si potesse confrontare con quella che sa darmi,
non ci sarebbe partita.
Quante volte ho creduto di essere innamorata
e, certamente, non lo nego, lo ero davvero. Ma io così non ero mai
stata. Ricordo di essermi
accontentata di un bacio, di una carezza, di un timido complimento. Tutte le
volte cercavo di apparire migliore, di interessarmi a questioni che non mi
riguardavano. E tante volte ho creduto di vivere una vita che non è stata la
mia. Ricordo di avere dato sempre tutto e ricordo anche che quando ho chiesto
qualcosa per me, sono stata strattonata per terra.
Oggi sono serena. Non mi bastano i suoi
abbracci, le sue carezze, i suoi sguardi. Quasi fosse una dipendenza. Mi sembra
di essere una ragazzina: mi ritrovo a sorridere senza motivo, a sentire il
batticuore, a emozionarmi per i piccoli complimenti.
Vi racconto i miei pensieri più intimi perché
nella vita non bisogna accontentarsi. E' la solita frasetta che leggiamo
ovunque: "Non accontentatevi del lavoro, delle amicizie, dell'amore".
Io sono a buon punto: amore e amicizie mi riempiono la vita. Anche se, per la
legge della compensazione, il lavoro, in questo periodo, è un capitolo a
parte. Ma sono certa che, alla fine, qualcosa cambierà anche su quel
fronte.
Non
accontentatevi di niente. Cercate di stare bene, provateci almeno.
E provate a far sentire il vostro uomo, le vostre amicizie e tutti
coloro cui tenete, delle persone speciali, importanti e amate. Il cambiamento
parte da noi. E come uno specchio riflesso, tutto tornerà indietro con
una potenza ancora più forte.
Sophie
DOMENICA 12 MAGGIO 2013
Alla mia mamma
A scuola disegnavo la mia mamma carica di buste della spesa e altissima.
L’ho sempre vista lavorare in modo instancabile: era la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire. Mi ha tirato su come se non fossi stata mai una bambina ma già una donna. Sin da subito, mi ha trasmesso il senso profondo della famiglia, della fatica, della collaborazione, dell’umiltà, del rispetto.
L’ho sempre vista lavorare in modo instancabile: era la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire. Mi ha tirato su come se non fossi stata mai una bambina ma già una donna. Sin da subito, mi ha trasmesso il senso profondo della famiglia, della fatica, della collaborazione, dell’umiltà, del rispetto.
Amava vestirmi di rosa e la domenica mi faceva indossare vestitini che mi rendevano ridicola.
Abbiamo lo stesso naso e lo stesso sguardo. E la stessa fissazione per le scarpe.
Ho lasciato casa subito dopo il liceo per iscrivermi all’università. Ricordo, come fosse questa mattina, le sue lacrime all’aeroporto. Lei stava da una parte, io dall’altra e stavo per volare via. Aveva i suoi grandi occhiali scuri e sapeva che da quel momento sarebbe cambiato tutto.
Il giorno prima della laurea mi scrisse una lettera che conservo ancora nel mio portafoglio. “L’ultimo sforzo e ce l’hai fatta. Scusami se alcune volte ti ho trascurato”, diceva.
Ho riletto quelle parole mille volte. Sono impresse nel mio cuore ma non sono mai riuscita a dirle che non mi sono sentita trascurata una sola volta e che il suo amore silenzioso è stato il mio ricarica batterie in tutti questi anni.
Oggi voglio ringraziarla per esserci stata sempre. Per avere litigato e fatto pace. Per aver raccolto le mie lacrime e averle trasformate in sorrisi. Per avermi fermato sull’orlo del precipizio. Per avermi rimproverato e poi consolato. Per tutti gli abiti, le scarpe e le borse che mi ha comprato. Per avermi nascosto le brutte notizie e informato solo di quelle belle. Per avere letto nei miei occhi la felicità dell’ultimo periodo e averla riletta nello stesso modo nei suoi.
Auguri Mamma, non so se tu oggi sei fiera di me, di quello che sono diventata, ma io, in tante occasioni, sembro te. E di questo sono fiera.
Sophie
Abbiamo lo stesso naso e lo stesso sguardo. E la stessa fissazione per le scarpe.
Ho lasciato casa subito dopo il liceo per iscrivermi all’università. Ricordo, come fosse questa mattina, le sue lacrime all’aeroporto. Lei stava da una parte, io dall’altra e stavo per volare via. Aveva i suoi grandi occhiali scuri e sapeva che da quel momento sarebbe cambiato tutto.
Il giorno prima della laurea mi scrisse una lettera che conservo ancora nel mio portafoglio. “L’ultimo sforzo e ce l’hai fatta. Scusami se alcune volte ti ho trascurato”, diceva.
Ho riletto quelle parole mille volte. Sono impresse nel mio cuore ma non sono mai riuscita a dirle che non mi sono sentita trascurata una sola volta e che il suo amore silenzioso è stato il mio ricarica batterie in tutti questi anni.
Oggi voglio ringraziarla per esserci stata sempre. Per avere litigato e fatto pace. Per aver raccolto le mie lacrime e averle trasformate in sorrisi. Per avermi fermato sull’orlo del precipizio. Per avermi rimproverato e poi consolato. Per tutti gli abiti, le scarpe e le borse che mi ha comprato. Per avermi nascosto le brutte notizie e informato solo di quelle belle. Per avere letto nei miei occhi la felicità dell’ultimo periodo e averla riletta nello stesso modo nei suoi.
Auguri Mamma, non so se tu oggi sei fiera di me, di quello che sono diventata, ma io, in tante occasioni, sembro te. E di questo sono fiera.
Sophie
MARTEDÌ 30 APRILE 2013
Gli scheletri nell'armadio
Lo scorso fine settimana l’ho fatto. Vi starete chiedendo a cosa mi riferisco... ma al cambio di stagione, sciocchine!
Non so voi, ma a me serve l’attitudine giusta. La consapevolezza che per un numero indefinito di ore mi ritroverò la camera, l’armadio, i cassetti e il letto sottosopra. E allora ci vuole organizzazione, pulizia mentale e sangue freddo. E poi, preparazione di sacchi neri dentro cui inserire gli obbrobri e scatole nuove per la sostituzione di quelle vecchie.
Le linee guida da seguire sarebbero due: trasferimento del contenuto dell’armadio sul letto oppure selezione del guardaroba estivo e successivo dirottamento in lavatrice. Io non sono riuscita a scegliere perché trasportata dal flusso emozionale delle “visioni”. A cogliermi impreparata, tra le tante cose, la vista di un vestito di raso stropicciato verde bottiglia con strani riportini uncinettati acquistato almeno sette anni fa. Capisco che negli anni la moda è cambiata, capisco che anche il mio gusto ha subito un’impennata, ma quella scelta dissennata non me la spiego. E soprattutto, ma perché lo scorso anno non ho pensato di farlo definitivamente fuori? E così, come fosse un atto liberatorio, quasi una scelta di vitale importanza, l’ho lanciato nel sacco nero. La stessa ingloriosa fine l’ha fatta un paio di sandali azzurri con zeppa in corda legati alla caviglia. Ricordo ancora il momento in cui li ho acquistati: era un caldissimo pomeriggio di agosto e in preda a un attacco compulsivo di shopping ho deciso che sarebbero stati miei. Oggi ammetto, di non averli mai indossati.
Potrei continuare per ore con la descrizione di tutto quello che ho inserito nel grande sacco nero, ma vi risparmio la noia. Le frasi che però hanno caratterizzato la mia giornata sono state due: “come ho fatto a comprare una cosa del genere?” e “con quale gusto dell’orrido ho indossato queste cose?”. Eppure, per ciascuna di esse, ero così convinta.
In definitiva, ho raccolto due grossi sacchi con dentro gonne, pantaloni, maglie, vestiti, scarpe e borse da eliminare definitivamente. Nell’angolo a destra in alto dell’armadio ho collocato quegli indumenti che l’anno prossimo faranno una brutta fine, ma per quest’anno non me la sono ancora sentita di sopprimerli perché, per alcune cose, la morte deve essere lenta e sofferente. Per tutto il resto ho deciso che prima del prossimo cambio di stagione ho necessariamente bisogno di un armadio nuovo, indi di una camera più grande, indi di una casa nuova. E poi, se potessi, anche di un intero guardaroba nuovo di zecca.
P.S. Oggi avrei dovuto scrivere dell’ex del mio fidanzato, ma, trattandosi di tema assai complesso e delicato, ho bisogno di far alzare la polvere e lasciare che si depositi di nuovo.
P.S.2. Quella in foto non è la mia cabina armadio. Ma… lavori in corso!
P.S.2. Quella in foto non è la mia cabina armadio. Ma… lavori in corso!
Sophie
martedì 23 aprile 2013
Una stupida presa di posizione
Doveva essere un fine settimana all’insegna del buonumore e del riposo. E invece, tutto si è trasformato in una stupida presa di posizione che ha rischiato di rovinare la “cosa” cui tengo di più. Tutto per colpa di una tempistica sbagliata, di una comunicazione che doveva arrivare nell’esatto istante in cui avevo deciso che sarebbe dovuta arrivare. Né un attimo prima, né uno dopo. E invece di riflettere e capire le sue ragioni (dimenticavo, si tratta del mio fidanzato), ho iniziato a urlare parole senza senso, a sbattergli in faccia le mie ragioni prive di logica, a offenderlo senza fondamento. Gli ho anche sferrato un calcio sulla tibia (ovviamente sono ancora dolorante) e ho anche aperto una bottiglia d’acqua e ho cercato (l’ho fatto, purtroppo!) di annaffiarlo. Una pazza scatenata in preda ad una crisi di nervi.
Ho pianto, urlato, messo tutto in discussione, ho fatto pace, ho ri-litigato, ho urlato più forte che prima e pianto con ancora più lacrime. Poi, però, in preda a quella paura infantile di perdere le redini della situazione, ho cercato di fare un passo indietro, dimenticando che le parole vomitate d’istinto, per quanto non realmente credute, sarebbero rimaste lì. Ferme.
Allora, ho cercato di ricucire lo strappo, ma l’orgoglio era ancora in circolo. Poi la frase: “Per me questa storia è finita qui”. Di colpo, i piedi son tornati per terra, la bocca si è serrata, gli occhi hanno iniziato a tremare e il cuore avrebbe voluto urlare: “Fermati. Ti prego, fermati. Ogni singola parte di me ti ama e non vorrebbe mai aver pronunciato una singola parola”. Quella frase è riuscita a tritare il mio orgoglio e tutto mi è sembrato stupido, inutile, esagerato.
Ricordate “Chiedimi se sono felice” di Aldo, Giovanni e Giacomo? A un certo punto del film, Aldo dice: “Avete presente la teoria del piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete una pallina su un piano inclinato, la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione, inizia a correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose”.
Non so voi, ma io molte volte non riesco a mantenere la lucidità, la calma necessaria per affrontare razionalmente le situazioni che mi si presentano davanti. Il sangue invade anche i capillari più invisibili del cervello, la vista si annebbia e le orecchie improvvisamente si tappano. Si vomitano parole, una dietro l’altra, una scollegata dall’altra e l’obiettivo resta solo quello di ferire. Poi, magari, le scuse arrivano, pur riconoscendo a distanza e con una mente fredda che non sarebbero state necessarie, ma, in quel caso, mi attacco alla, seppur piccola, possibilità che non potrebbero essere sincere.
Nella vita succede spesso che da un primo evento, molto spesso banale, ne scaturiscano tanti altri, uno peggiore dell’altro. Alla fine si perde il buonsenso, la volontà di trovare una soluzione e di chiarirsi e molto spesso, quando abbiamo contezza di quello che è accaduto, vorremmo con tutte noi stesse tornare indietro. A volte è possibile, molte altre no. Per fortuna, nel mio caso, l’emergenza è rientrata. In fondo, se sta con me, con i miei mille difetti, i miei modi non troppo ortodossi e le mie mille paturnie, un motivo ci sarà.
Sophie
MERCOLEDÌ 3 APRILE 2013
L'insostenibile leggerezza dell'essere... felice!
Weekend andato, auguri fatti e almeno due chili presi. A casa dei miei genitori c’è un’abitudine che non si riesce proprio a modificare: le donne della mia famiglia, in preda a nevrosi e assurdi terrori, temono sempre che le pietanze da mettere in tavola durante le festività siano sempre troppo poche rispetto alle persone presenti (secondo me si tratta di uno dei due periodi dell’anno, l'altro è Natale, in cui iniziano a vedere doppio. Mia nonna anche triplo). Cominciano a sentirsi per telefono qualche settimana in anticipo, si assegnano i compiti, rivedono il menu e poi scatenano l’inferno.
La frase pronunciata, però, la scorsa settimana è stata: quest’anno c’è la crisi e non si esagera. Inutile dirvi che hanno imbandito tavole che avrebbero soddisfatto intere popolazioni di affamati.
Nel momento in cui sto scrivendo questo post, sono in aeroporto, il mio volo è in ritardo di qualche minuto ed io ne approfitto per sintonizzare la mia mente nuovamente in modalità lavoro. Al mio seguito ho contenitori grandi e piccoli pieni di ogni sorta di genere alimentare pronto per essere congelato una volta giunta a destinazione. Su questo particolare aspetto, questa sera, dovrò sorbirmi la telefonata ispettiva di mia madre che pretende di sapere come ho suddiviso il tutto. Rispetto al contenuto del mio freezer è molto più informata di me.
Sono qui seduta e accanto a me osservo passare centinaia di persone affaccendate. Io scrivo, sorrido e sono felice. Si tratta di una sensazione meravigliosa che da qualche mese mi accompagna. Non è solo il dolce retrogusto di una presenza umana assimilabile allo strano e spesso banale universo maschile (Maschio, ripeto Maschio). Si tratta di tutta una serie di piacevoli percezioni che ha dato sprint e voglia di correre a più non posso alla mia esistenza sul pianeta terra. Immaginate di trovarvi in bicicletta sulla Bologna - Milano: quattro corsie di puro asfalto grigio e voi, noncuranti del pericolo, pedalate contromano canticchiando "...se viene testa vuol dire che basta lasciamociii. Ti amoooooo...".
Ho reso l’immagine? Questo è il mio andante stato di eccitazione. E la voglia di condividerlo con tutte voi è straripante. Ma vi racconterò strada facendo. Hanno appena chiamato il mio volo. Chiudo.
Sophie
Ps. Scrivendo ho fatto fuori un pacco di M&M's, quelle con l'arachide dentro. Totali 228 calorie per soli 45 grammi di prodotto. Secondo me, esagerano.
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27 MARZO 2013
Alla ricerca della costanza...che non ho
“Hey dolcezza, ricordi perché hai fatto l'annuale? Hai una reputazione da difendere". E per reputazione s'intende quell'affarino o affarone o affare che teniamo attaccato alla schiena. E così, ieri mattina, con l’immagine conficcata in testa, predispongo la mia insalata da portare in ufficio. Cosa preparo? Carote, cetrioli e patate lesse della cena di ieri sera o lattuga, pomodori e mozzarella? Opto per la prima, è già tutto pronto e non devo sbattermi inutilmente.
Proferisco le seguenti parole: questa è la giornata giusta per iniziare. Sì, è proprio lei, lo sento.
Inizio un conteggio forfettario di calorie da quando metto i piedi per terra: ingresso in doccia e sfregamento energico di ginocchia e gomiti per un totale di 5 calorie; impegno intellettuale nella scelta della mise e inserimento della stessa: 2; capelli, trucco e pressione dell’indice sulla boccetta del profumo: 4; uscita di casa e raggiungimento del posto di lavoro: 30.
Arrivo all’ora di pranzo senza troppi traumi. Mi sento leggera, soddisfatta, mi convinco sempre di più che ormai è fatta. Nel pomeriggio inizio ad accusare qualche mancanza, ma devo resistere. L’estate è alle porte e non posso certo permettermi ansie e pentimenti. Rientro a casa da lavoro, preparo la cena fatta solo di proteine e un pizzico di carboidrato. Sono fiera, me lo ripeto, sono tanto fiera.
Ad un certo punto, un fulmine colpisce la mia serenità: “Sophie, ma cos'era quel Twix che hai trangugiato dal supermercato a casa? Chi te lo ha messo in mano?”.
Tutte le certezze iniziano a sgretolarsi, mi sento in colpa, ho sbagliato, non dovevo. Non ce l’ho fatta neanche oggi. Il panico mi pervade ma, tranquille, il momento di smarrimento dura solo 5 sparuti secondi. In preda a strascichi di tristezza, ho bisogno di consolazione. Scelgo svelta un film, uno di quelli seri, uno di quelli in cui la lacrima deve star lì lì per scendere ma non lo fa se non alla fine, e attingo alla mia scorta di gelato alla crema con praline al cioccolato. Affondo il cucchiaino nel barattolo fino a quando inizia a nausearmi.
Soddisfatta del film e della scorpacciata di gelato, inizia il mio momento di riflessione: ma è solo marzo! Da qui ad agosto mancano ancora cinque lunghissimi mesi. L’annuale in palestra non scappa, la voglia prima o poi arriverà, e se a luglio starò ancora qui a cincischiare, farò la dieta del gelato: sette chili in sette giorni. Ma solo gelato, lo giuro. E poi, come dice mia nonna, in estate la fame passa.
Sophie
Ps. Per questa sera ho già pronto un tubo di Ringo al cioccolato.
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20 MARZO 2013
Buondì, sono Sophie
Sono Sophie, ho trent’anni e vivo in una grande metropoli che alterna, senza alcun preavviso, giornate di sole a piogge torrenziali. Per un’ancora inspiegabile acrobazia genetica, ho lo stesso naso di mia madre e la testardaggine di mio padre. Per il resto potrei essere frutto di un’adozione ribelle. Fino a poco tempo fa dai miei occhi scuri sgorgavano litri di lacrime e i motivi erano i più disparati/disperati. Oggi, invece, tutto sembra avere preso una nuova piega. Sono innamorata delle luci, dei titoli di coda al cinema, dei pranzi in famiglia, dei film romantici da guardare rigorosamente la domenica pomeriggio, delle lunghe passeggiate sotto la pioggia, degli incontri casuali e delle piccole emozioni. Se potessi, resterei a guardare per ore i tramonti in spiaggia, le torte decorate nelle vetrine e i brillanti in gioielleria.
Negli ultimi anni la domanda che mi perseguita è sempre la stessa: “Ma tu quando ti sposi? Lo sai che dopo una certa età si diventa più esigenti?”. Dopo una certa età? Sposarmi? Esigente? Lo dico subito: io-esigente-lo-sono-sempre-stata. E non solo in amore. Per quel che riguarda un uomo, instead, sono sicura che, prima o poi, arriverà. O è già arrivato ed io non me ne sono accorta (sigh!). O è proprio quello che ho tra le mani. Secondo mia madre, mia nonna e le mie zie sono una donna s p a c c i a t a! E a testimoniarlo sono i loro sguardi preoccupati e le loro espressioni angosciate. Ma non vi preoccupate, al riguardo, ho un’antologia di racconti per la serie “La domenica in famiglia” che vi farà morire da ridere e che potrete leggere in anteprima nazionale in questa nuovissima rubrica.
BLOODANDCHAMPAGNE nasce, infatti, con l’intenzione di guidarvi nello stravagante e dolcissimo, complicatissimo, intrigantissimo pianeta femminile. Vi racconterò di me, delle mie paturnie, delle mie visioni pomeridiane.
E poi della vita, dell’amore, dei chili di troppo, dei figli che non vogliamo ma che a un certo punto vogliamo e di tutto quello che possa farvi sorridere ma anche riflettere. Qualche suggerimento utile ma anche tanta, tanta leggerezza.
Devo un ringraziamento particolare a quelle due testoline brillanti: Ivi e Jan. Hanno raccolto questa sfida e mi hanno concesso (dietro compenso) di dare libero sfogo alla mia creatività e alla voglia straripante di condividere i miei pensieri.
Allacciate le cinture, una controllatina al rossetto e si parte!
Sophie
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