lunedì 11 novembre 2013

Sven, accontentati di questo post!

Brrr, che freddo questa mattina! Quando mi sono svegliata, con grandissima fatica, come tutti i giorni del resto, sentivo la pioggia sbattere forte sui vetri e il vento soffiare. Oggi sarebbe stata una di quelle giornate da manuale: letto-film-libro-cioccolata-divano-pizza-letto. 

E invece, è lunedì e il dovere mi reclama. Per mia fortuna, quando ho messo il piede fuori dal mio ambientino domestico, il cielo si è schiarito e la pioggia si è placata.

Ricordate la sventurata di qualche settimana fa? Quella che dovevo accompagnare dalla nonna dell’ex? Ieri sera, me la sono trascinata a casa. 


Nel weekend sono stata fuori e Sven (Sven-turata) mi ha raggiunto ieri a pranzo. Le sue condizioni erano veramente pessime: capelli arruffati, occhio calante, fumo nervoso e lamento continuo. Sul treno di ritorno, dopo aver affrontato per la milionesima volta lo stesso discorso, le dico: “Questa sera vieni a casa da me, prendiamo una pizza e guardiamo un film”. 

Lei tentenna, poi accetta. Serata carinissima. I lineamenti appaiono più rilassati, il fumo nervoso è quasi limitato, le intenzioni sono positive. Prima di andare a dormire, le propongo l’infuso della sera: una concentrazione di melissa che la sbatte a letto ronfante. Questa mattina saremmo dovute uscire insieme per andare a lavoro, ma un contrattempo posticipa il mio ingresso in ufficio. Lei va via, io temporeggio a casa. 

Salgo sul bus e saltellando da un pensiero a un altro, a una fermata intermedia, chi vedo scendere dal mio stesso bus? Lui, il nipote. Mai incontrato in giro da nessun'altra parte. Avrei voluto abbandonare il bus e avrei voluto riempirlo di così tanti pugni in faccia da ridurlo a brandelli. Lui, sta rovinando la vita di Sven. Lui, è presente in tutti i nostri discorsi. Lui, è Lui. Ma posso macchiarmi di un delitto? Posso vendicare una donna in lacrime? Posso? No. Con la faccia come un melone, lo chiamo. Lui si gira e mi saluta. È sorpreso. Io cerco di memorizzare quante più informazioni possibili: abbigliamento, espressioni, postura. So già che mi potrebbe essere puntata una lampada in faccia e dovrò raccontare nei dettagli quel secondo e mezzo di incontro. So già quale sarà la prima domanda: “Era da solo?”. Sven, stai tranquilla era da solo. Riflettendoci meglio, una donna dietro di lui c’era. Piccoletta, con la schiena un po’ curva, vestita un po’ all’antica. Sarà stata la nonna? Dai Sven, scherzo! Tanto lo sai che all’infuori di questo post non ti dirò nulla. 

Ieri sera alle ore 20 abbiamo scelto la congiura del silenzio. Funzionerà? Ma certo che andrà bene e poi ho così tante cosucce da organizzare in vista della mia partenza. Ve ne ho già parlato? No? Azz…


Ps. Sven, hai dimenticato il kit per i ciechi! 

Sophie

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