martedì 23 aprile 2013

Una stupida presa di posizione


Doveva essere un fine settimana all’insegna del buonumore e del riposo. E invece, tutto si è trasformato in una stupida presa di posizione che ha rischiato di rovinare la “cosa” cui tengo di più. Tutto per colpa di una tempistica sbagliata, di una comunicazione che doveva arrivare nell’esatto istante in cui avevo deciso che sarebbe dovuta arrivare. Né un attimo prima, né uno dopo. E invece di riflettere e capire le sue ragioni (dimenticavo, si tratta del mio fidanzato), ho iniziato a urlare parole senza senso, a sbattergli in faccia le mie ragioni prive di logica, a offenderlo senza fondamento. Gli ho anche sferrato un calcio sulla tibia (ovviamente sono ancora dolorante) e ho anche aperto una bottiglia d’acqua e ho cercato (l’ho fatto, purtroppo!) di annaffiarlo. Una pazza scatenata in preda ad una crisi di nervi.

Ho pianto, urlato, messo tutto in discussione, ho fatto pace, ho ri-litigato, ho urlato più forte che prima e pianto con ancora più lacrime. Poi, però, in preda a quella paura infantile di perdere le redini della situazione, ho cercato di fare un passo indietro, dimenticando che le parole vomitate d’istinto, per quanto non realmente credute, sarebbero rimaste lì. Ferme.

Allora, ho cercato di ricucire lo strappo, ma l’orgoglio era ancora in circolo. Poi la frase: “Per me questa storia è finita qui”. Di colpo, i piedi son tornati per terra, la bocca si è serrata, gli occhi hanno iniziato a tremare e il cuore avrebbe voluto urlare: “Fermati. Ti prego, fermati. Ogni singola parte di me ti ama e non vorrebbe mai aver pronunciato una singola parola”. Quella frase è riuscita a tritare il mio orgoglio e tutto mi è sembrato stupido, inutile, esagerato.

Ricordate “Chiedimi se sono felice” di Aldo, Giovanni e Giacomo? A un certo punto del film, Aldo dice: “Avete presente la teoria del piano inclinato? No? Ve la spiego. Se mettete una pallina su un piano inclinato, la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l'inclinazione, inizia a correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. Ma per fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose”.




Non so voi, ma io molte volte non riesco a mantenere la lucidità, la calma necessaria per affrontare razionalmente le situazioni che mi si presentano davanti. Il sangue invade anche i capillari più invisibili del cervello, la vista si annebbia e le orecchie improvvisamente si tappano. Si vomitano parole, una dietro l’altra, una scollegata dall’altra e l’obiettivo resta solo quello di ferire. Poi, magari, le scuse arrivano, pur riconoscendo a distanza e con una mente fredda che non sarebbero state necessarie, ma, in quel caso, mi attacco alla, seppur piccola, possibilità che non potrebbero essere sincere.

Nella vita succede spesso che da un primo evento, molto spesso banale, ne scaturiscano tanti altri, uno peggiore dell’altro. Alla fine si perde il buonsenso, la volontà di trovare una soluzione e di chiarirsi e molto spesso, quando abbiamo contezza di quello che è accaduto, vorremmo con tutte noi stesse tornare indietro. A volte è possibile, molte altre no. Per fortuna, nel mio caso, l’emergenza è rientrata. In fondo, se sta con me, con i miei mille difetti, i miei modi non troppo ortodossi e le mie mille paturnie, un motivo ci sarà.

Sophie

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